di GIUSEPPE MARI
17 mar 2016 00:00
Wojtyla 40 anni dopo
“Amore e desiderio” è il libro con due interventi inediti del card. Wojtyla sul nesso tra educazione e amore
Wojtyla denuncia la contestazione dell’enciclica Humanae vitae, di cui fa notare la matrice occidentale ossia condizionata da un approccio che subisce la logica dell’uso e del consumo la quale costituisce una precisa minaccia all’“amore umano uomo-donna”. A questa insidia egli contrappone la “scienza evangelica” (ewangeliczna nauka). Il vocabolo nauka identifica la conoscenza – dalla scienza in senso stretto alla dottrina come sapere ordinato –. Questo riferimento così preciso va chiaramente identificato perché associa all’educazione cristiana – esplicitamente evocata nei due interventi – non un sapere qualunque, generico oppure stemperato nel vissuto di ciascuno, ma una conoscenza fondata, che – per questa ragione – sa illuminare la vita umana, inclusa la sua dimensione affettiva. Del resto, se in questo intervento Wojtyla dice – per ben due volte – che occorre esporre “tutta la verità” sull’amore umano in generale e sul matrimonio in specie, nel testo del 1977 parla apertamente di “gerarchia oggettiva dei valori”: in entrambi i casi, quindi, la questione è posta come la sfida di prendere sul serio tutto quello che è coinvolto nell’affettività umana come manifestazione dell’originalità della persona, alla luce della Rivelazione intesa costituire il più forte richiamo a non derogare rispetto alla responsabilità procurata dalla dignità personale.
Forse qui sta il punto. Da una parte, occorre avere chiara l’originalità umana e la corrispondente dignità a cui è chiamata l’affettività della persona; dall’altra, vale la pena chiedersi quanto – come educatori credenti – siamo consapevoli e convinti del fatto che la Rivelazione offre una “scienza”, cioè un sapere fondato relativamente alla persona e al mondo; in conseguenza: capace di dare orientamenti solidi.
GIUSEPPE MARI
17 mar 2016 00:00