Vivere la gioia dell’amore che Dio sa donare
È in uscita Amoris laetitia, l’esortazione post-sinodale di papa Francesco. È il documento pontificio che chiude il percorso del Sinodo sulla famiglia svoltotosi in due fasi, nell’ottobre 2014 e nell’ottobre 2015. L'edirtoriale del n° 14 di "Voce" è di don Adriano Bianchi
Dialogo e discernimento. Ecco un binomio chiave con cui è necessario disporre il cuore alla lettura del testo. Il discernimento richiede di non dare per scontata una formulazione della verità né le scelte da compiere. Il Papa chiede spesso che i vescovi e i sacerdoti facciamo discernimento tra le diverse situazioni vissute dai cristiani e da tutta la gente, le famiglie, le persone. Questo discernimento non è utile soltanto nei casi eccezionali. È, invece, un costante processo di apertura alla Parola di Dio per illuminare la realtà concreta di ogni vita; è un processo che ci porta ad essere docili allo Spirito, che incoraggia ciascuno di noi ad agire con amore, nella situazione concreta e nella misura del possibile: ci anima a crescere di bene in meglio.
Nel discernimento ignaziano è imprescindibile l’insistenza a tenere in considerazione non solamente la verità oggettiva, ma anche se essa è espressa con spirito buono, propositivo. Il discernimento è il dialogo dei pastori con il Buon Pastore al fine di cercare sempre la salvezza delle pecore. Abbiamo capito ormai che la mentalità di papa Francesco è una mentalità dialogica. Il pensiero che lui definisce “incompleto” è eminentemente dialogico, vale a dire non autoreferenziale, non omologante, non astratto. Il dialogo è non dare per scontato non soltanto ciò che pensa l’altro, ma anche quello che noi stessi sappiamo; implica la convinzione del nostro essere sociale, della nostra incompletezza individuale, che è fondamentalmente positiva, perché ci impedisce di essere esseri chiusi e ci apre all’amore da cui proveniamo. Alla cultura del dialogo è essenziale l’inclusione di tutti. Non come somma indifferenziata di individui, ma in una totalità intesa come popolo. E la Chiesa è popolo, il popolo di Dio che compie lo sforzo di accettare la diversità, di dialogare con coloro che la pensano diversamente, di favorire la partecipazione di chi ha capacità diverse. Dialogo e discernimento si intrecciano. Ma come cristiani siamo pronti a questo cammino? E i pastori, soprattutto i vescovi e i sacerdoti, come saranno messi in gioco ancora di più nel discernimento e nel dialogo con le famiglie e i loro problemi dal documento papale? Se c’è un tema che è emerso dal Sinodo e che si dovrà affrontare è il presunto scontro sui temi familiari tra diritto e pastorale. L’amore per la verità può essere il punto di incontro fondamentale. Una verità non astratta, ma che si integra nell’itinerario umano e cristiano di ciascun fedele. Il linguaggio della misericordia che il Papa evoca continuamente è certamente capace di incarnare la verità nella vita e ci aiuterà anche in questo percorso. In fondo il bene che ci deve stare a cuore è che tutte le famiglie godano in Dio della gioia dell’amore.