Vie nuove, stesso impegno
Tocca alle scuole cattoliche. L’erosione è continua, lenta. Ancora un segnale del crollo del sistema cattolico di istituzioni, strutture, agenzie, realizzazioni che la storia ci ha consegnato? L'editoriale del N° 30 di Voce è di don Adriano Bianchi
Che dire della sanità, dell’impegno educativo di sport e oratori, degli investimenti ecclesiali nella cultura, nell’editoria e nella comunicazione? Fuori dai denti: quanto potrà reggere il sistema? Il problema è economico e sociale, certo, ma ancor più incide in termini di motivazioni ecclesiali. Qualcuno chiede: ha senso ai fini della trasmissione della fede che facciamo ancora tutte queste cose? Ciò che la storia ci ha consegnato dice di un Vangelo incarnato nella storia, e l’incarnazione nella storia ha preso nei secoli il volto di persone, istituzioni, iniziative, strutture e progetti. Ma ci sono ancora le motivazioni per supportare questo modelli o dobbiamo cambiare? Può darsi. Il giusto richiamo alla sobrietà evangelica, anche delle strutture pastorali, che viene da papa Francesco ci provoca e ci mette in discussione. Oggi l’eccessiva burocratizzazione, insieme a una qualche spallata ideologica (vedi scuole e Ici), di ogni aspetto della vita pastorale rischia di schiacciarci. Per una parrocchia oggi l’organizzazione di una festa, il restauro di un quadro, una gita, implicano non solo tempo, ma carte, costi oltre che mal di pancia.
Figurarsi una scuola. D’altro canto le leggi vanno rispettate, le persone tutelate... insomma anche nella Chiesa cresce l’opinione che non sia più il tempo di continuare a investire su spazi, strutture, istituzioni. Ma come rinnovare il nostro slancio missionario? Con quali competenze e modi? Il problema non è fare le cose e non raccogliere molto (in fondo siamo servi inutili), ma avere un po’ più di certezza su ciò per cui vale la pena spendersi. Un qualche più chiaro indirizzo pastorale sarebbe utile, non tanto su quello che si dovrebbe fare (quelli non mancano), ma su ciò che dovremmo lasciare. Capita anche nelle parrocchie. La moltiplicazione degli enti è spesso diventata anche la moltiplicazione degli impegni. Chi dice ai preti e alle comunità cosa è essenziale e agisce di conseguenza? Oggi, pur di non scontentare nessuno, ci carichiamo di tutto e andiamo avanti come gli asini. Speriamo di non stramazzare al suolo. Anche i laici che chiedono al prete più tempo per le relazioni non sempre sanno rinunciare al fatto che essi debbano essere organizzatori, manager, animatori e ancora di più. Lo sanno bene anche i preti bresciani che notoriamente non amano mollare il pallino. Ma il Vangelo cosa ci chiede? Non ci manca la saggezza pastorale e lo Spirito, oltre al forte radicamento della nostra Chiesa nel suo popolo, forse ci aiuterà a trovare strade nuove. Non c’è più molto tempo.