Vanessa e Greta: no alla paura e alle leggerezze
Non è il momento di parlare di riscatti e di soldi: servirebbe solo ad alimentare polemiche
Vanessa e Greta non potevano essere abbandonate al loro destino, a quel crudo “se la sono cercata” o peggio “paghino le famiglie adesso”. Un Paese civile, unito e libero si vede anche in circostanze come queste. Uno Stato democratico non abbandona mai i suoi cittadini e cerca sempre di riportarli a casa. Tuttavia, una riflessione ulteriore si impone e riguarda la lezione che dobbiamo trarre da questa vicenda, fortunatamente a lieto fine. In Siria e in Iraq si sta combattendo una guerra in cui spadroneggiano bande di criminali, tagliagole jihadisti e ribelli. Il Califfato ha portato la guerra in Medio Oriente e minaccia l’Occidente e gli occidentali, come hanno dimostrato la strage di “Charlie Ebdo”, a Parigi, e le operazioni di Polizia contro la jihad in Belgio.
Dunque, occorre un supplemento di prudenza e una buona dose di realismo che vuol dire non farsi paralizzare dalla paura ma nemmeno peccare di leggerezza. Recarsi in questi teatri di conflitto spinti dalla voglia di aiutare e di promuovere iniziative di sostegno ai più deboli e poveri chiede oggi un maggiore coordinamento tra Ong, Governi e Organizzazioni internazionali come l’Onu, perché non si metta a repentaglio la vita di nessuno. E, se possiamo sommessamente dirlo, occorre anche una maggiore presenza delle famiglie nel consigliare al meglio i propri figli allo scopo di tutelarli. Aprire gli occhi, infatti, è un dovere di tutti.
Un’ultima considerazione: la vicenda di Greta e Vanessa aiuti a rilanciare gli sforzi per riportare a casa anche il gesuita padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel 2013 e il cooperante italiano Giovanni Lo Porto scomparso in Pakistan nel 2012. Non dobbiamo dimenticarli.