Uno sguardo alla realtà
Siamo chiamati a compiere gesti di cura e di tenerezza
Sulla scia della 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani che si sta svolgendo a Taranto, in quanto creature, abitanti e figli di nostra madre terra, lavoratori o alla ricerca di lavoro, sorelle e fratelli di innumerevoli altri uomini e donne, proviamo a visitare alla luce dell’Incarnazione e a volgere in preghiera ambiti come la sostenibilità, l’ecologia integrale, la rigenerazione urbana e l’educazione al bene comune.
Sappiamo che l’apprendimento di ogni lingua – in questo caso della grammatica dell’Incarnazione – comporta che ci esercitiamo, scrivendo sulle righe bianche della nostra giornata pensieri, decisioni, sentimenti, azioni, seguendo il modello della “frase” corretta che ci è data come esempio. La frase/esempio potrebbe essere Gesù che cammina tra i campi di grano, sfama le folle con cinque pani e due pesci messi a disposizione da un giovane, prepara il pesce alla brace per i pescatori stanchi, si infuria contro i venditori nel tempio, chiama un usuraio a seguirlo, dandogli il coraggio di cambiare vita, non si fa fermare da nessuno sulla strada verso Gerusalemme, se non dal grido di un povero, immagina gente vestita come i gigli del campo e che si fa bastare il cibo che trova come gli uccelli del cielo… Bello vivere così! Quasi un ritorno a quel giardino, in cui il Creatore amava passeggiare alla brezza della sera. Spontaneamente ci viene voglia di provare e, ancora più spontaneamente, di imitare.
Ma la lingua dell’Incarnazione non lo prevede, perché, per definizione, non accetta imitazioni, ma solo originali: donne e uomini liberi, creativi, in relazione, unici, irripetibili, gente che vede l’esempio, lo capisce, ne intuisce il senso e prende in mano la penna per scrivere con la sua vita una nuova storia, seguendo semplicemente le istruzioni stampate nella sua umanità. Con un dna così, diventa estremamente facile e naturale cogliere e tenere insieme fenomeni e problemi ambientali come l’inquinamento, il riscaldamento globale, l’esaurimento delle risorse… con la bellezza degli spazi urbani, la famiglia, la salute, la scuola, i poveri.
In altre parole, posso pregare facendo la raccolta differenziata, usando solo l’acqua che mi serve, cucinando non più del necessario, spegnendo la luce che un altro ha dimenticato accesa, usando i mezzi pubblici, curando il verde del giardino, rispettando gli animali. Si tratta di usare uno sguardo che si posa con tenerezza sulla realtà, la accarezza e la contempla, di scegliere le parole della fraternità e della bellezza, di compiere i gesti della cura, di osare il silenzio che accoglie le grida e le domande di senso, di essere semplicemente ciò che siamo.