Università: Tira aria nuova
L’Università degli studi di Brescia inaugura l’anno accademico col proposito di cambiare passo. C’è un nuovo rettore (Maurizio Tira), una rinnovata squadra di governo e tanta voglia di crescere
L’Università degli studi di Brescia inaugura l’anno accademico col proposito di cambiare passo. C’è un nuovo rettore (Maurizio Tira), una rinnovata squadra di governo e tanta voglia di crescere, tra ampliamento dell’offerta formativa (agraria in pole position), reclutamento dei giovani (assunzioni di ricercatori di tipo A all’orizzonte) e pieno coinvolgimento di studenti e tecnici-amministrativi. Il vernissage nell’aula magna di Medicina è stato all’insegna della sobrietà. I tempi della pompa magna al Teatro Grande e degli ospiti esterni sembrano tramontati, così come è al capolinea la scelta tematica “Health and Wealth”, due nomi mai pronunciati dal magnifico nella sua relazione.
È la sfida dell’alta formazione il banco di prova sul quale ci si dovrà cimentare nel futuro prossimo, affiancando a un’ottima formazione un’eccellente ricerca e una continua innovazione. Solo così l’università potrà essere strumento di sviluppo economico e culturale del territorio e motore di trasformazione sociale. Non limitarsi a inculcare una conoscenza scientifica sui banchi, ma stimolare l’imprenditorialità degli studenti per trasformare il sapere in impresa. È questa la strada per incrementare il numero degli iscritti, obiettivo che rappresenta la vera sfida per ciascun ateneo. Una partita da vincere non rubando studenti ai concorrenti ma collaborando tutti insieme per incrementare la fetta delle matricole. In cinque anni nel nostro Paese si sono persi 130mila studenti.
La crisi economica, le difficoltà nel pagare le tasse, la rassegnazione da parte dei diciottenni sono criticità da gestire, a cui si può far fronte con un’offerta formativa più funzionale. Insomma ricalibrare i corsi per far sì che l’università torni ad essere considerata come ascensore sociale. Accanto al dossier studenti, rimane caldo il fascicolo dei rapporti con la comunità. Sempre più spesso si parla di terza missione dell’università, che oltre a didattica e ricerca deve anche diventare un fermento per il territorio. Attrarre nuovi investitori privati è uno snodo cruciale in tempi di magra dei finanziamenti pubblici. Per farlo occorre presentarsi con idee chiare e propositi di sviluppo univoci di fronte agli attori istituzionali. Nei sei anni del suo mandato Tira dovrà mettere insieme tutte queste esigenze. Non sarà facile, ma puntando sull’unità interna la terza fase della storia della Statale (dopo i governi Preti e Pecorelli) potrebbe far approdare l’ateneo cittadino su una nuova dimensione.