Una storia amata e tenuta in braccio
Caro San Giuseppe, mi piace come dormi nel presepio. Mi piace quando prendi in braccio Gesù e lasci riposare Maria: qui c’è una tenerezza incredibile. Mi piace, però, ancora di più, quando ti abbandoni alla bellezza del mistero del Natale e ti lasci incantare così tanto da addormentarti, allora immagino i tuoi sogni e li penso pieni di progetti: qui c’è una forza incredibile, la potenza della Grazia che parla e suggerisce il meglio e il bello. Noi, caro san Giuseppe, sappiamo dormire poco così. Spesso dormiamo per scappare, o qualcosa del genere: ci stordiamo con ciò che assomiglia al sonno perché pensiamo che la bellezza sia altrove. Ci immaginiamo mondi paralleli e ci crediamo pure. Siamo perennemente insoddisfatti e mai raggiunti dalla vita, sempre inseguitori di una pienezza fatta di cose, di soldi (anche sacchi pieni di soldi, persino nei posti più istituzionali che ci rappresentano), di ciò che dura poco per non impegnarsi più di tanto. Mi piacerebbe fermarmi come te e guardare la storia non da fuori, ma da dentro. La mia storia che è toccata dalla storia della salvezza. La nostra storia, così sgangherata, amata e tenuta in braccio dal Signore: buon riposo, dormi tranquillo e fai bei sogni, perché da domani si possano costruire.