Una riforma che avvicina alle comunità
Il ritorno all’essenziale, che si legge nel disegno realizzato per gli uffici pastorali della Curia, impone in tutti gli ambiti della pastorale il superamento di un’impostazione che favorisce l’autoreferenzialità
Il vescovo Tremolada ha annunciato, avviato e poi portato a termine il percorso di riforma della Curia che necessariamente avrà bisogno di tempo, ma questa è la via che la Chiesa bresciana è chiamata a percorrere nei prossimi anni. Guardando ai risultati mi sembra di poter dire che la parola “guida” della riforma sia stata “sinodalità”. Si tratta di un vocabolo che il Vescovo ha utilizzato fin dal primo Consiglio pastorale diocesano al quale ha presentato le linee guida avviando un confronto e chiedendo di essere consigliato, perché questo è il ruolo che compete a coloro che compongono i vari Consigli (diocesano, zonale, parrocchiale, ecc…). Il secondo termine che mons. Tremolada ha utilizzato e che, a mio avviso, rappresenta la seconda parola guida della sua riforma, è collaborazione a tutti i livelli.
Tra gli uffici di Curia ora diventati “aree”, tra tutte le componenti della diocesi, i territori, i ministri di culto con il Vescovo e, soprattutto, con l’ascolto di “tutto il popolo di Dio, perché la Chiesa è una piramide rovesciata in cui esiste l’autorità, ma chi la esercita sta in basso e i ministri, come dice l’etimologia della parola, sono i più piccoli di tutti”. Le ragioni che hanno portato alla decisione di dar corso ad una riforma della struttura della Curia diocesana “sono anzitutto di carattere pastorale e spirituale”. L’ascolto della base ecclesiale e un servizio sempre più decentrato sul territorio esigono l’avvio di sinergie e collaborazioni a monte dei singoli uffici della curia, cioè con l’apporto congiunto degli uffici collegati tra loro e del personale coinvolto. È questo, a mio parere, il fine della nuova impostazione della Curia che il Vescovo ha messo in atto. Il ritorno all’essenziale, che si legge nel disegno realizzato, impone in tutti gli ambiti della pastorale il superamento di un’impostazione che favorisce l’autoreferenzialità.