Una prova per la cultura cittadina
Intanto un omaggio doveroso a Massimo Minini che, in occasione della inaugurazione della mostra di Tiziano, ha deciso di abbandonare il suo impegno di presidente della Fondazione Brescia musei
Intanto un omaggio doveroso a Massimo Minini che, in occasione della inaugurazione della mostra di Tiziano, ha deciso di abbandonare il suo impegno di presidente della Fondazione Brescia musei. Lo costringono alla resa, almeno per la parte formale, problemi di salute. Ma i suoi due anni di lavoro sono stati, per Brescia, una manciata di fosforo sparso nei meandri della città. Le sue provocazioni sono state uno stimolo per i risultati raggiunti, ma soprattutto per l’humus della città, per la riscoperta della sua vocazione internazionale, per l’ambizione ad un confronto mai provinciale, in grado di favorire le qualità preziose dei beni culturali e dei cervelli che fanno cultura a Brescia. Questi quindici giorni di marzo sono il tangibile, fisico risultato di un lungo lavoro, ed assieme la riscoperta di una vocazione. La scorsa settimana la città si è riappropriata della Pinacoteca Tosio Martingengo, chiusa da dieci anni. È stato un lunghissimo lavoro di restauro, e una pausa eccessiva nell’itinerario dei siti culturali bresciani. Adesso la galleria è lì, moderna, carica di innovazioni nell’allestimento, gradevole nella visita, con l’esposizione permanente di cento opere che sono autentici capolavori.
E dunque tali da attirare i palati fini dei viaggiatori colti, ma anche di ridiventare l’identità dei bresciani. La Pinacoteca dovrà diventare l’itinerario obbligato delle scuole di città e provincia, dovrà essere il luogo del colloquio intimo e della ricerca pubblica della Università e degli universitari, dovrà diventare la meta quotidiana di lavoro dei mille studenti delle accademie d’arte e dovrà essere il completamento di un circuito unico della dimensione artistica e culturale della città. Con la Pinacoteca si arricchisce un itinerario che poche città vantano, in un percorso che dal Castello a Santa Giulia, attraverso il Museo diocesano e i mille fuochi delle iniziative private, dall’Associazione Artisti alla Civiltà bresciana, dalla Fondazione Cattolica ai martedì in Santa Giulia danno spessore ad un calendario di eventi che quotidianamente fanno del centro storico della città un sistema di prestigio culturale del tutto eccezionale. Al quale contribuiscono in misura significativa le programmazioni dei teatri, Santa Chiara, Sociale, Teatro Grande che vanno incrementando abbonamenti, spettatori e numero di occasioni. Un ultimo tassello di questo circuito lo fornisce il restauro del palazzo di Paolo e Paolina Tosio, sede dell’Ateneo, la più antica accademia culturale bresciana. Il restauro consente l’apertura al pubblico dell’appartamento dei conti Tosio, con il riallestimento del piano nobile del palazzo di via Tosio, a pochi passi dalla Pinacoteca. E in Santa Giulia c’è la grande mostra su Tiziano che fino a luglio garantirà alla città il traino di una raffinata esposizione d’arte come richiamo a visite da ogni dove per ammirare i capolavori del maestro veneziano, quelli allestiti nelle sale della mostra e quelli, come il polittico Averoldi, (il pezzo più pregiato della rassegna) custoditi nelle chiese della città.
C’è, insomma, un concentrato di occasioni che esalta una ritrovata vocazione della città, la sua dimensione di luogo d‘arte, una piccola capitale di beni monumentali e di luoghi e di occasioni che ne possono fare una pagina mai scritta di economia della cultura. In questo senso tante iniziative insieme sono uno sforzo che mette alla prova la capacità della città di diventare un sistema di valori e una rete di impegni, e un reticolo di economie. Servono sforzi congiunti e complementari e corali. Con molta comunicazione, molto marketing, molta organizzazione. E se possibile, in accordo con qualche università locale, un piccolo progetto di lettura degli obiettivi, e dei risultati, dei benefici diretti e indotti che da qui a fine luglio la città della cultura riesce a generare.