Una pastorale pensata insieme
Il rischio che certe scelte siano solo di un momento o il frutto dell’ispirazione di qualcuno
Fare insieme la pastorale infatti non è facile. Il rischio che certe scelte siano solo di un momento o il frutto dell’ispirazione di qualcuno, la ripetizione di modelli preconfezionati o il verso all’ultima moda “pastorizia” da inseguire è sempre possibile. Fare pastorale insieme è invece anzitutto fare esperienza di Chiesa e interpella direttamente i pastori, la comunità, la Parola di Dio e lo Spirito Santo. Ha il suo grembo nativo anzitutto nella Chiesa locale. È la diocesi il primo soggetto dell’agire pastorale: il vescovo, il presbiterio e la comunità dei fedeli. Insieme cercano di comprendere come incarnare oggi il Vangelo nella cultura e nel territorio di una determinata porzione di popolo di Dio. Una centralità non scontata. Con tutto il rispetto per i Papi degli ultimi decenni e delle loro iniziative, e fatta salva la comunione, vedere che in tante diocesi vescovi che fanno più o meno sistematicamente il verso a ogni tema lanciato da Roma lascia almeno perplessi. Si è forse rattrappito lo Spirito Santo che parla alle singole Chiese? Fare una pastorale pensata a Brescia dice di una precisa responsabilità teologica che la Chiesa locale è chiamata ad adempiere. Il discorso non è sullo stesso piano nel rapporto tra diocesi e parrocchie. Con tutta la flessibilità comprensibile, e fatta salva anche qui la comunione, vedere qualche parrocchia ignorare completamente ogni scelta del Vescovo non è solo bizzaro, ma teologicamente scorretto. I parroci che si ergevano a vescovi, papa e re dovrebbero essere ormai tutti defunti, servirebbe invece una sintonia maggiore, soprattutto in pastorale, tra diocesi e parrocchie, laici e pastori. Si dice: ”Chei de Bresa i gha butep”. Provare per credere. La pastorale diocesana pensata e vissuta insieme non è certo perfetta, ma mostra il volto della Chiesa diocesana che siamo e che vogliamo essere. Non la condividiamo? Abbiamo luoghi. Parliamone. Ma promuovere prassi liturgiche, pastorali e disciplinari avulse aiuta la comunione o la confusione?