Una brutta partita sulla pelle dei migranti
Ciò che sta avvenendo ormai da mesi tra Polonia e Bielorussia è un’emergenza umanitaria di enorme portata
Ciò che sta avvenendo ormai da mesi tra Polonia e Bielorussia è un’emergenza umanitaria di enorme portata. Oltre 4 mila persone, ancora oggi, si trovano al confine con 20.000 soldati delle forze armate polacche che le respingono con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, in condizioni ambientali e sanitarie estreme. La situazione, come confermano gli osservatori internazionali, è drammatica e inaccettabile; i migranti sono accampati nei boschi in condizioni disumane e in tende improvvisate, al gelo, senza acqua, cibo, medicinali e senza la possibilità di poter richiedere ed ottenere asilo politico.
Una situazione che la politica europea ha il dovere di affrontare in modo deciso, perché rappresenta un tema sul quale si misura la credibilità di un progetto politico e il senso stesso della sua esistenza. L’Unione che da sempre pone il valore degli strumenti democratici e il rispetto dei diritti umani al centro del proprio agire, oggi è chiamata a reagire con fermezza alle assurde scelte egoistiche di alcuni paesi.
Sulla pelle dei migranti si sta giocando, è proprio il caso di usare un verbo tanto crudele e grottesco, una partita politico economica delicatissima; con la scelta evidente da parte di alcuni Paesi, di strumentalizzare la vita di migliaia di persone, per innescare vergognoso braccio di ferro ed esercitare pressione sui governi dell’UE.
L’Europa, in questa fase così complessa, come giustamente ribadito dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, ha fin da subito indicato priorità chiare di intervento, con lo stanziamento di 700 mila euro per cibo, coperte, e kit di primo soccorso, e di 114,5 milioni di euro alla Polonia direttamente dal fondo di 6,4 miliardi destinato alla gestione delle frontiere. Cifre importanti che accompagnate alla richiesta di inasprire le sanzioni verso la Bielorussia, chiariscono quali siano le reali responsabilità.
Il governo bielorusso è infatti da più parti accusato di aver orchestrato la marcia dei migranti verso il confine, confermando il proprio atteggiamento dittatoriale nella gestione dei rapporti geopolitici.
Preoccupante però anche l’atteggiamento del governo polacco che, annunciando l’imminente inizio dei lavori di costruzione di un muro al confine per proteggersi, indicandolo per bocca del Ministro dell’Interno come “investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza della nazione e dei suoi cittadini”, dimostra di voler affrontare la questione in modo totalmente autoreferenziale ed egoistico imboccando una strada dell’isolamento che non può essere avallata dai governi europei. L’UE deve ora dimostrare compattezza e fermezza intimando a Lukashenko di comportarsi con responsabilità nella gestione dei migranti, e al governo polacco di rispettare le linee guida comunitarie in materia di emergenza migratoria.