di MASSIMO GANDOLFINI
25 giu 2015 00:00
Una bella piazza
Una riflessione sulla manifestazione del 20 giugno in difesa della famiglia
Va però detto a chiare lettere che si è potuto raggiungere quel risultato grazie ad un lavoro “certosino” di informazione e formazione, realizzato in centinaia di piazze italiane, ove un manipolo di volontari – coraggiosi, determinati, preparati ed esperti – in convegni e conferenze serali, o nei giorni festivi – hanno incontrato migliaia e migliaia di uomini e donne, raccontando loro il “gender” ed il suo terribile potenziale distruttivo.
Quando, al termine di ogni incontro, si levava la preoccupata domanda: “Allora, che cosa possiamo fare?”, si è sentito chiaro che si aveva l’obbligo, morale e sociale, di dare una risposta concreta a quella richiesta di aiuto. Quell’opera di sensibilizzazione civile e culturale, unita ad un prezioso passaparola, senza finanziamento alcuno da parte di chicchessia (neppure un euro!), anzi a costo di grandi sacrifici economici (sottrarre risorse per il viaggio ed il sostentamento ad un bilancio familiare in cui il ”rosso” la fa da padrone) ed il sentimento che si stava giocando una partita di enorme importanza, cui si aveva il dovere di partecipare, è stata la cifra del successo. Le famiglie, le persone, i genitori si sono mossi dal basso, hanno chiesto di poter dire la loro, hanno cercato qualcuno che non solo li rappresentasse, ma che desse loro l’opportunità di agire in prima persona.
Le richieste di quella piazza hanno il colore delle semplicità, della verità, della normalità, della naturalezza che da sempre caratterizzano la famiglia italiana: la famiglia è una, è un papà, una mamma con i loro figli; i primi educatori dei figli sono i genitori; la scuola non può essere un’agenzia di colonizzazione ideologica gender; le unioni civili fra persone dello stesso sesso non sono e non possono essere una “famiglia”; il bambino ha diritto ad avere una mamma ed un papà; l’utero in affitto è una pratica incivile, di ignobile sfruttamento del corpo di una donna.
Una piazza “contro” nessuno e, in particolare, per nulla contro alle persone con orientamento omosessuale: non a caso è stato letto dal palco il comunicato di “riconoscente” partecipazione e condivisione di AGAPO, associazione di genitori di persone omosessuali, nel quale si sottolinea che mai come oggi c’è bisogno di avere il coraggio di dire la verità. La confusione e la cosiddetta interscambiabilità dei ruoli (maschio/femmina; mamma/papà) –che è alla base dell’indifferentismo sessuale cui si vorrebbe educare i nostri figli – non contiene nulla di vero, nulla di razionale e nulla di scientifico. E’ veramente “uno sbaglio della mente umana”.
Una piazza di famiglie che attendeva solo di essere riconosciuta nelle sue legittime preoccupazioni, e di essere convocata per poter diventare protagonista (come è suo diritto) delle scelte politiche che la riguardano. E’ un forte messaggio a chi rappresenta il popolo di Parlamento, troppo spesso molto attento alle pressioni di ricche lobby ideologiche e colpevolmente distratto ai veri interessi della famiglia.
Ed è anche un forte messaggio alla chiesa, ai pastori del gregge, con la richiesta di essere attenti custodi della bellezza della famiglia “naturale”, e solerti sentinelle contro ideologie distruttive dell’umano stesso.
Piazza S.Giovanni è il punto di partenza per un impegno quotidiano a proporre la promozione della famiglia, vigilando e contrastando tutto ciò che la indebolisce ed offende.
Le “famiglie devono assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente, le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza” (“Familiaris Consortio”, 43)
MASSIMO GANDOLFINI
25 giu 2015 00:00