Un sussulto di profezia
Se potessi candiderei il Rapporto Censis al Premio Nobel per la verità. Raramente ho visto in una ricerca sociale tanta voglia e passione per dire una cosa: è l’ora di svegliarsi. Lo si dice in tutti i modi e a tutti. Siamo sonnambuli: non solo chiunque faccia parte della classe dirigente perché si lascia andare al populismo (che sia quello dichiarato o che sia quello di chi non prende le giuste decisioni, poco cambia…), ma anche il singolo cittadino che si ripiega su di sè in un atteggiamento rassegnato verso un futuro possibile di comunità. È profondamente vero.
Nel 2050 saranno spariti circa 4 milioni e mezzo di cittadini lavoratori, tra quelli che se ne vanno e quelli che ci servono e non arrivano. Circa il 60% della popolazione pensa che la generazione più penalizzata sia quella giovanile, oltre ad essere quella meno rappresentata: si è bloccato l’ascensore sociale capace di trasmettere un maggiore benessere nel passaggio da una generazione all’altra. Risultato: siamo sempre più poveri, sempre più isolati tra generazioni, sempre più egoisti. Con molta onestà, basta guardare le assemblee domenicali per dare ragione al Censis. Lo dico non perché sono pessimista, ma perché mi aspetterei dalle nostre comunità un sussulto di profezia: ne siamo capaci e lo dobbiamo a tutti.