Un silenzio tonante
Il giorno dopo la strage islamista di Parigi, l’Europa laica delle Istituzioni ha osservato un minuto di silenzio, l’Europa cristiana del popolo ha raccolto l’hashtag di Papa Francesco #PrayersForParis e ha pregato, in silenzio
Al fracasso assordante e impietoso delle scariche di mitra si è risposto insieme, con un silenzio intriso di senso e di dignità. Il respiro di chi si raccoglie nei suoi pensieri, si rivolge a Dio, fa appello alla sua più radicata essenza e raduna la volontà e l’energia per reagire. Il silenzio dell’indignazione è il più potente indicatore di riprovazione, così come il silenzio dell’ascolto rivela la purezza di un momento.
Quando Jorge Mario Bergoglio la sera del 13 marzo 2013 si affacciò alla loggia pontificia e chiese una preghiera la folla immensa e festante si ammutolì. Sarebbe bastato un battito di mani, un fischio, un urlo per spezzare l’intensità di quei trentadue secondi, ma non un fiato si levò dalla piazza. Il suono del silenzio riempì i cuori e le menti. Oggi l’Europa ha ricordato, muta, i morti di un fanatismo così ottuso da non conoscere nemmeno il significato di un sorriso che scaturisce dall’intelligenza della satira. Ma l’assenza di parola non è rassegnazione.
Il silenzio è il primo passo di un percorso interiore che si fa movimento, propositività, risolutezza. In silenzio portiamo in alto una luce, una fiammella che continua ostinata a brillare nel buio e che quando viene spenta è subito riaccesa da un altro stoppino acceso, quello della solidarietà, della fratellanza, del sostegno, del soccorso, della partecipazione. È il nostro essere uomini a tener viva la fiamma della speranza, della nostra umanità, del nostro non arrendersi alla barbarie. Il silenzio di oggi è un silenzio tonante, stentoreo, che risuona in ogni nazione e anche nei teatri di guerra dove vibra la paura. La violenza non può vincere, forti come siamo del nostro silenzio. E della nostra preghiera.