Un salto nel buio

La Regione Toscana ha approvato una legge di iniziativa popolare sul cosiddetto “fine vita”, introducendo la possibilità, da parte del singolo, di chiedere un trattamento assistito per terminare la propria esistenza. “Un salto di civiltà”, hanno commentato i promotori. A me pare un salto nel buio; non tanto per la struttura della legge che, come è suo compito, pone paletti e condizioni ben precise; piuttosto perché si cede alla retorica che tutto ciò che allarga le possibilità dei singoli sia per forza un salto in avanti. Tutto da dimostrare, ovviamente. Ho accompagnato, accompagno e accompagnerò tante persone alla morte. L’angoscia è sempre tanta, il dolore alcune volte è insopportabile: ma non ho mai sentito la richiesta di staccare la spina. Sempre solo quella di stare lì, di poter condividere parole, gesti, il tempo che rimane, la ricerca del senso… di tutto questo, forse, abbiamo paura, perché ci sentiamo impreparati: darsi la morte può sembrare una soluzione, non giudico chi, soffrendo, la pensa così, ma lotto perché il mio Stato e la mia comunità mi tutelino nelle possibilità di vita, fino alla fine, soprattutto in quelle relazionali. Le più preziose, perché accompagnano sul serio a una morte umana.
