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di RAFFAELLA FALCO 21 nov 2024 10:54

Un'occhiata al Cielo

Da qualche giorno, vivo nella Casa Madre della nostra Congregazione, a Botticino. Una grande comunità, 40 donne con un’età media di più di 70 anni e un buon carico di malattie. Stamattina a Messa, con le mie sorelle, ho ripetuto il ritornello del salmo responsoriale con una consapevolezza diversa della Meta che ci attende: “Ci accoglierai, Signore, nella gioia del tuo Regno”.

Mi pareva di toccarla la gioia del Paradiso, guardando suor Felice, che, al momento, non sembra avere nessuna voglia di lasciare questo mondo, tanto ne è innamorata, nonostante le gambe non le permettano più di girare con la sua bicicletta tra le vie del quartiere. Ma quanto ci rallegra con la sua ironia, i suoi racconti, la sua arguzia! Ha trovato la gioia del Regno che è già in mezzo a noi. Davanti a me suor Costanza, 90 anni, occhi che per tutta la vita hanno indagato le profondità delle Scritture, adesso, nell’oscurità della malattia, sta imparando ad usare un altro sguardo, un allenamento a vedere oltre l’orizzonte più lontano. Alcune voci sovrastano le altre. Provengono da un gruppetto di sorelle intorno agli 80 anni, determinate nel proclamare la loro fede, con la stessa forza con cui le vedi sfrecciare dal mattino alla sera nell’offrire i numerosi servizi richiesti. Dio le ha volute operaie in questa vita e operaie si presenteranno a Lui, certe di non deluderlo. Qualche sorella non riesce a ripetere il ritornello. La memoria gioca brutti scherzi nella vecchiaia, così come la sordità: “Cos’è che devo dire?” “Aumenta la mia fede, Signore” “No. Non è così!” “Dopo andiamo a dormire o a mangiare?”. Chissà che l’Alzheimer o i vuoti di memoria o le distrazioni possano trasformarsi in occasioni per poter tornare ad essere bambini, pronti ad entrare nel Regno dei Cieli!

Se così fosse, allora si spalancheranno le porte del Paradiso per suor Laura e le altre che aspettano la mamma che venga a trovarle. E la mamma la incontreranno per davvero. Conosco bene suor Santina, suor Redentorina e suor Letizia. Loro non hanno bisogno di pregare per essere accolte in Cielo, perché già ci sono. Lo riconosci in quegli occhi, specchio di un cuore che ha solo amato. Infine c’è uno sparuto gruppo di sorelle sulla cinquantina, a servizio delle ammalate: cura della persona, cucina, pulizia degli ambienti, farmaci, visite mediche, ascolto, consolazione: “Venite, benedette dal Padre mio, perché ero malato e mi avete visitato” (Mt 25). Lascio la cappella, non senza aver dato uno sguardo a Sant’Arcangelo Tadini, nostro fondatore, che la sapeva lunga: “Coraggio, un’occhiata al Cielo, e poi avanti”. Mi sa che le mie sorelle l’hanno preso sul serio. Adesso tocca a me.

RAFFAELLA FALCO 21 nov 2024 10:54