Un'occasione per crescere
Riprende la scuola in presenza per più di cinque milioni di alunni in Italia. Ne restano a casa ancora tre milioni, proseguendo l’esperienza della didattica a distanza. C’è chi esprime preoccupazione per la riapertura, perché i contagi diminuiscono lentamente. D’altra parte si sono diffusi anche a scuole chiuse, e alcune ricerche hanno mostrato che il rischio contagi nelle scuole è più contenuto che in altri luoghi di incontro. Le scuole non sono certo a “contagio zero”, e le misure di prevenzione non devono essere minimamente allentate, unitamente ai controlli per assicurare il distanziamento nei principali luoghi di traffico e aggregazione.
Il rischio è però da correre, ed è da raffrontare con le conseguenze dell’isolamento sociale di bambini, ragazzi e adolescenti, ormai da un anno – quasi continuativamente - privati di scuola, di sport, di accesso a biblioteche, di luoghi ricreativi. Il rientro a scuola deve essere, per i ragazzi, una palestra di responsabilità, solidarietà ed educazione.
Nel contempo, dal mondo della scuola e delle famiglie proviene l’appello affinché si operi per il rientro in presenza anche degli studenti dalla seconda media alla quinta superiore. La richiesta è ragionevole. Sono necessari, però, interventi su più fronti: per esempio, l’accelerazione della campagna vaccinale, il coordinamento per differenziare gli orari delle grandi scuole, l’utilizzo di spazi aperti come aule nei mesi di aprile/giugno, didattica nei musei, centri sportivi e oratori, collaborazione con il privato sociale, incremento del trasporto pubblico, campagne di screening nelle scuole con tamponi rapidi. Servono anche investimenti economici, ed è inspiegabile che, recentemente, il Governo abbia stanziato 300 milioni per interventi di contrasto al Covid nelle scuole, escludendo in modo esplicito le scuole paritarie.
Di certo la riapertura delle scuole, e l’organizzazione di “ristori educativi” per l’estate, potrebbe essere un’occasione per crescere, per una diversa cultura della scuola, perché siano realistici gli auspicati “patti territoriali”, che coinvolgano tutte le scuole (statali e paritarie) e la ricchezza di un territorio civile ed ecclesiale come quello bresciano.