Un obbligo per la salute
È giusto o sbagliato stabilire che per entrare in fabbrica o in ufficio i lavoratori devono avere il green pass? Al di là del come la questione è stata posta – una e-mail interna di Confindustria, finita “incidentalmente” sui giornali, in cui si parlava dell’opportunità di avviare con il Governo una trattativa in tale direzione – la domanda costringe a riflettere e a prendere posizione. Un impegno costante ed essenziale di chi esercita un ruolo di rappresentanza nel mondo del lavoro è quello di vigilare sul rispetto rigoroso delle norme che tutelano la salute e la sicurezza dei lavoratori. Dunque la domanda iniziale potrebbe essere modificata così: in una situazione di pandemia come quella in cui ci troviamo, la certificazione verde è uno strumento necessario a garantire ambienti di lavoro più sicuri? Sono convinto che tanta parte delle ambiguità emerse in questi ultimi giorni derivino dalla confusione che porta ad associare la certificazione verde all’obbligo vaccinale. Non è così. Il green pass viene rilasciato a chi si è vaccinato contro il Covid-19, a chi ha ottenuto un risultato negativo dal tampone, a chi è guarito dal virus.
Diventa dunque difficile alzare barricate contro questo strumento. Certo è che temi così rilevanti non possono diventare oggetto di forzature o di iniziative unilaterali come quelle prefigurate negli ultimi giorni. Bisogna confrontarsi, discutere e decidere insieme. È stato fatto quando a livello nazionale si sono negoziati i protocolli Covid per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, confronto continuato sul sostegno alla campagna di vaccinazione nei luoghi di lavoro tradotto ad inizio aprile in uno specifico accordo siglato da sindacati, imprese e governo. A Brescia le parti sociali lo hanno addirittura declinato successivamente a livello territoriale con un’intesa siglata in Prefettura, rimasta però largamente inapplicata, probabilmente per la sottostima dei problemi di rappresentanza e rappresentatività di alcune delle parti firmatarie. È ancora possibile ridare slancio a quel protocollo? Io ne sono convinto, sensibilizzando i lavoratori e creando le condizioni più favorevoli per loro. Detto questo penso però sia inevitabile, ribadito che il fine è la tutela del lavoratore e la tutela delle persone con cui viene a contatto, considerare responsabilmente l’estensione dell’obbligo attualmente previsto per chi opera nel sociosanitario: alla scuola, al trasporto pubblico, al commercio. Un “obbligo” per la salute di ognuno, per la sicurezza e il bene di tutti.