di CLAUDIO PAGANINI
04 giu 2015 00:00
Un lutto da superare
Sono convinto che questa annata ci insegni a rielaborare il lutto della retrocessione
Il punto non è l’essere stati declassati e ritenere di valere di meno. Quanto, del come si è arrivati a questa situazione, del percorso che si è compiuto, delle modalità con le quali abbiamo fatto l’esperienza del limite; il come, non indica la caduta ma la capacità di rialzarsi e trovare le correzioni ad ogni debolezza sportiva, umana o societaria. In tanti, siamo chiamati a riflettere sul come rialzarci. Non lacrime di coccodrillo ma la consapevolezza del cosa bisogna essere, per essere grandi. Serviranno nuovi investitori (anche in serie A, chi ha pochi soldi finisce per perdere); serviranno giocatori di qualità, atleti veri e uomini motivati ed avvezzi alla sofferenza; serviranno giornalisti capaci non solo di cronaca ma di promozione di valori etici e sociali; serviranno tifosi capaci di sostenere la squadra in tutte le condizioni di gara: la sconfitta non sarà un disonore ma un’esperienza per apprendere e crescere; serviranno anche strutture e ambienti capaci di trasmettere il fascino di una città leonessa nella difesa dei valori e nella promozione di grandi obiettivi. Servirà anche un po’ più di fede, perché senza un credo condiviso per il quale spendersi non esiste gruppo che lotta per un ideale.
Il lutto è una condizione imprescindibile del vivere umano. Se riesci accettare che tutto ha un termine, puoi accettare che la tua squadra non sia perfetta, ma che si impegni per esserlo; che i giocatori alterneranno partite da sogno a gare deludenti; che non vinceremo mai uno scudetto ma che ci sentiremo parte di una città che ci rappresenta e che amiamo. Non tutto il male vien per nuocere: dalla cenere può sempre nascere un’araba fenice.
CLAUDIO PAGANINI
04 giu 2015 00:00