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di CARMINE TRECROCI 22 dic 2022 16:47

Più immigrati o un'Italia più povera nel 2050?

La popolazione residente del nostro Paese, oggi a poco meno di 59 milioni, è prevista in forte decrescita per i prossimi anni, al punto che i demografi ISTAT parlano apertamente di crisi. Se non intervengono cambiamenti drastici, l’Italia scenderà a 57.5 mln nel 2030, a 54 nel 2050, fino a 48 mln nel 2070. E questi sono solo gli scenari mediani: la nostra popolazione potrebbe calare anche di più che in questi scenari, già impressionanti.

La riduzione della popolazione e il suo invecchiamento avrebbero riflessi sociali ed economici molto pesanti. Il rapporto tra individui in età lavorativa e non passerà da circa 3 a 2 oggi a circa 1 a 1 nel 2050. Entro 10 anni, in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di residenti, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali. Nel 2050 la quota di individui di 65 anni e più sarà almeno il 35%. La dinamica della produttività inesorabilmente rallenterebbe e pagheremmo un conto sempre più salato per assistenza sociosanitaria e previdenza, già oggi le voci principali della spesa pubblica. La crescita del reddito e dell’occupazione subirebbe un colpo fatale, mentre imposte e contributi salirebbero.

Per mitigare queste traiettorie ci sono due opzioni: un aumento vertiginoso della natalità, oppure un incremento significativo dell’immigrazione dall’estero. La prima possibilità, tuttavia, sembra difficilmente realizzabile: gli schemi socioculturali della nostra epoca non contemplano, a vista, tante famiglie numerose da garantire un effetto apprezzabile sulla crisi demografica. D’altra parte, una più forte immigrazione offrirebbe apprezzabili benefici, generando anche maggiore reddito e occupazione e un sistema previdenziale più equilibrato e sostenibile, richiedendo quindi meno tasse.

L’istinto ostile della politica e della legislazione italiana ha drammaticamente ridotto gli ingressi regolari dall’estero sia di lavoratori specializzati che di non specializzati. Senza percorsi legali di accesso, non sorprende che il nostro Paese ospiti centinaia di migliaia di migranti irregolari, comunque domandati dalla nostra economia.

Di fatto, quindi, anche l’Italia deve decidere tra un’economia dinamica con più stranieri, più reddito e meno tasse, e un’economia con meno migranti del necessario, ma stagnante o in decrescita, più tasse, pensioni più povere e una maggiore precarietà per tutti. L’elettorato dovrebbe capire che la xenofobia è una strada molto costosa, oltre che disumana

CARMINE TRECROCI 22 dic 2022 16:47