Un'idea di città da preservare
Emilio Del Bono ha vinto la corsa di Palazzo Loggia al primo turno. I bresciani hanno scelto il sindaco valutando positivamente il percorso compiuto negli ultimi cinque anni. Chi pensava che l’onda lunga delle politiche del 4 marzo bastasse a stravolgere un risultato che tanti davano per scontato da mesi si è sbagliato. I cittadini non hanno guardato agli schieramenti più o meno standardizzati dai posizionamenti nazionali, ma alle persone, alla loro capacità di governare, di dare risposte concrete e a una visione prospettica della città. Del Bono e molti dei suoi sono stati premiati. Soprattutto lo sono stati (dati alla mano) coloro che escono da quella cultura cattolico democratica che da sempre scorre nelle vene di Brescia e che abbina i valori di un cristianesimo sociale e solidale al buon senso e alla saggia amministrazione. Un “humus bresciano” non appaltabile a una sola parte politica, ma che funziona quando incontra un forte carisma personale e una buona competenza. Non è stato raro vedere in questi anni all’opera in città e provincia tali risorse umane spesso distribuite anche in schieramenti contrapposti. In città gli elettori del 2018 hanno riconosciuto in Del Bono questo mix di valore aggiunto probabilmente assente nei suoi diretti concorrenti. A ben guardare le percentuali il sindaco raccoglie con il Pd e le sue civiche quasi il 43% dei consensi. I suoi alleati ci sono, ma non sembrano così determinanti e crescono poco. Certo non c’è stato un voto cattolico, ma è stata premiata, appunto anche attraverso le preferenze, una certa radice politica che chiama in causa volti e storie di cui non si potrà non tener conto. E se il nuovo mandato Del Bono parte oggi, varrà la pena ricordare che fin da ora bisognerà pensare a come dare continuità a un patrimonio ideale che fa di Brescia quello che è stata, è e forse sarà. In tutto questo l’onore e l’onere del sindaco di affidare ruoli e indicare strategie è parte in causa.
E se le sfide sul tavolo di questa amministrazione restano molteplici bisognerà pure riconoscere che i cittadini hanno ritenuto credibili soprattutto coloro che con umiltà e perseveranza hanno mantenuto viva la prossimità alla vita dei quartieri e delle persone. Allora si potranno affrontare più o meno serenamente temi come immigrazione e integrazione, famiglia e servizi alla persona, mobilità, lavoro, soprattutto giovanile, cultura e turismo. Una campagna elettorale sobria e nel merito ci ha aiutato a favorire il confronto e speriamo a stimolare buone idee. Per quanto concerne gli schieramenti di Paola Vilardi e Guido Ghidini pare abbiano pagato da un lato la mancanza di un lavoro costante di radicamento che non può essere sostituito nemmeno dal positivo traino nazionale e dall’altro l’inesperienza che per i 5 stelle bresciani richiederà ancora molto studio e competenza prima di risultare credibile per i cittadini. Dal nostro punto di vista, invece, non possiamo che essere soddisfatti del piccolo contributo che abbiamo dato attraverso le interviste pubbliche ai candidati riportate su “Voce”. Dalla Chiesa bresciana non sono venuti documenti orientativi o prese di posizione particolari, semplicemente si è dato conferma a un’azione che con costanza mira a far crescere le coscienze e le conoscenze, a far incontrare le persone, le parrocchie e i soggetti associativi con chi agisce nella politica e nel sociale secondo un peculiare tratto educativo. Brescia ha tanti bisogni e problemi, ma anche tante risorse e la prova di democrazia di questi giorni ci deve dare speranza. L’unico rammarico riguarda il dato di astensione al voto (42%). Se fosse confermato che soprattutto i giovani sono mancati alle urne sarebbe assai triste, ma resterebbe uno stimolo a fare meglio e a rinnovare quell’alleanza educativa senza la quale non ci sarà la Brescia del futuro, una città che vogliamo preservare. Non perdiamoci d’animo. Resta ancora molto da fare.