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26 mag 2016 00:00

Un eroe per i doveri civili

Ci piacerebbe un giorno poter cantare le lodi di un campione “dei doveri civili”

Nei giorni scorsi mi sono tornate alla mente le poche occasioni in cui è capitato di incontrare Marco Pannella. Il ricordo è legato ad alcune tribune elettorali e amministrative organizzate per dovere di servizio pubblico dalla Rai, in cui mi è capitato di dover porre domande a lui come ad altri esponenti politici. Ma lui, il Marco, era speciale. Le sue risposte non erano mai sul merito. Per dirla con gergo calcistico, buttava sempre la palla in tribuna. Il tributo che gli ha riconosciuto l’intera classe politica, oltre che un’ammirata generazione giornalistica, induce a qualche considerazione. Davvero il tempo che ci stiamo lasciando alle spalle non regge al confronto con il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo e duramente sperimentando. Per essere chiari, un uomo come Pannella poteva essere figlio solo del suo tempo. Cioè di una stagione che aveva già alle spalle la ricostruzione postbellica e cominciava a spostare lo sguardo dal pubblico al privato, dalla comunità (popolo-partito) agli individui. In quegli anni il futuro sembrava tutto da conquistare e il passato tutto da rovesciare. La conquista dei diritti, strettamente individuali e non sociali, sembrava lì a portata di mano. E lui, Pannella, era il miglior banditore sulla piazza.

Anche se, l’unica battaglia che lo ha visto veramente vittorioso è stata quella per la legge sulla interruzione volontaria della gravidanza. Una legge che ha portato con sé due conseguenze di grande peso sociale. La prima: aver introdotto per via culturale il “diritto” all’aborto, mentre per la legge è solo una possibilità. La seconda: aver aperto la strada alla cultura del desiderio applicata alla vita biologica. Ogni generazione ha gli eroi che merita o che si sceglie. E se tanti si sono riconosciuti in Pannella e nelle sue mille (e talvolta scombiccherate) battaglie, non saremo certamente noi a togliere l’aureola al Marco libertario, individualista, laicista, relativista. Piuttosto, dovremmo fare tesoro della parabola umana e politica di Pannella.

Ci piacerebbe un giorno poter cantare le lodi di un campione “dei doveri civili”, di un paladino altrettanto appassionato della responsabilità nei confronti del prossimo, piuttosto che dell’individualismo e del relativismo esasperati. Al punto da affermare coraggiosamente che il “noi” è un dovere rispetto al perenne “io”, che il bene comune è un dovere che sopravanza qualunque interesse personale, che il dovere di garantire i diritti del popolo viene prima di quelli delle élite di qualunque specie.
26 mag 2016 00:00