Un anno dopo: è ancora emergenza
E’ vero che “a parole” non si risolvono i problemi ma credo sia importante che, come credenti, ci impegniamo un po' a riflettere per evitare di cadere nel facile sciacallaggio mediatico che ci offre spesso solo critiche e accuse sul tema degli arrivi in Italia di uomini, donne e bambini, provenienti da altre parti del mondo.
E’ il terzo anno consecutivo (dopo le vicende dell’Afghanistan e dell’Ucraina) che Ferragosto è caratterizzato dalla parola “emergenza". E forse proprio questa parola denota l’approccio non adeguato che ci porta a vivere con il “mal di pancia” questi giorni estivi, con il consueto scambio di accuse che si trasforma in contrapposizione politica e che lascia il vero problema dell’accoglienza irrisolto.
Mi fa sorridere pensare che sia necessario aspettare i primi giorni di agosto per prendere provvedimenti in materia di accoglienza, proprio mentre l’opinione pubblica è distratta dalle preoccupazioni delle ferie.
Mi fa sorridere pensare che, per risolvere quella che viene considerata una “emergenza”, si propongano scelte operative volte ad ostacolare il diritto d’asilo e il diritto ad una accoglienza dignitosa; resto amareggiato quando vengono tolti gli strumenti per poter dare seguito a una accoglienza dignitosa che ha caratterizzato la nostra storia e si finisce per accusare sia chi si impegna e sia chi si trova in questa situazione di bisogno.
L’emergenza vera, mi pare di poter dire, è quella di dare corso a una riflessione che poi si traduca in scelte politiche dove al centro sta il bene di una società. Non possiamo accorgerci improvvisamente che al 10 agosto (dati del Ministero dell’Interno) sono arrivate in Italia 94.722 persone di cui 9.857 sono minori non accompagnati; non possiamo improvvisare brandine per risolvere il problema; non possiamo immaginare che la scelta è lasciarli morire nel deserto, cosi non li vediamo; dobbiamo diffondere un pensiero autentico che nasce da quello che crediamo, se vogliamo difendere le radici cristiane della nostra Europa.
Scrive Papa Francesco nel messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”.
Mi auguro che da questo ennesimo Ferragosto, in cui altri uomini, donne e bambini disturbano i nostri pensieri sul “caro vacanze”, possiamo imparare che la vita di ciascuno non è un problema emergenziale ma è una esperienza da condividere.
In questi giorni, anche sul nostro territorio, alcune realtà sono chiamate a tamponare le “non-scelte” fatte nei mesi scorsi. Il grazie va a tutti coloro che proveranno, con una semplice brandina, a rendere bella la vita di qualche altro fratello o sorella. Speriamo di aver presto degli strumenti adeguati per poter tornare ad essere una società accogliente.