Tutto a rotoli?
Rimango sempre affascinato di come qualsiasi bambino prenda in mano una palla e si metta a giocare. È una delle immagini più pulite e comuni della felicità a portata di quotidianità: il pallone che rotola è per tutti. Non mi stupisce, quindi, l’indignazione popolare che sale come un’alta marea contro la Fifa per l’organizzazione in Qatar degli imminenti Mondiali di calcio. Nessuno di noi è così sprovveduto da non pensare che, ormai, della palla che rotola nei giochi di cortile ci sia ben poco in un Mondiale. È però francamente indecente che siano morti diverse migliaia di lavoratori nel silenzio generale (anche della politica nostrana, ahimé, più compiaciuta di viaggi offerti in Qatar che della vigilanza sui diritti dell’uomo), oltre alla mancanza di un compenso decente, a causa della legge qatariota che attribuisce al datore di lavoro un potere coercitivo quasi assoluto sui lavoratori stranieri. Oppure che siano stati costruiti ben sette degli otto stadi che ospiteranno le partite e che rimarranno come cattedrali nel deserto (davvero!), con un impatto ambientale inadeguato rispetto alla crisi ecologica che stiamo vivendo. È troppo chiedere che il pallone continui a rotolare senza che vada a rotoli tutto?