Scuola: tutti convocati
Ancora un episodio di violenza a scuola, nei confronti di un’insegnante a Varese, da parte di un alunno senza precedenti penali, comunque da tempo seguito da specialisti ed educatori interni alla struttura: l’anno scolastico è purtroppo già segnato da 27 aggressioni a docenti e presidi, in tutta Italia. Nel contempo, una indagine recente, condotta dalle associazioni Terre des Hommes, Oneday e dalla community ScuolaZoo su un campione di oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni, riferisce che il 63% degli intervistati dichiara di essere stato vittima di atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. La cronaca riferisce anche di risse fra genitori (l’ultima, in ordine di tempo, per l’occupazione di un posto auto davanti ad una scuola primaria di Milano)
In queste ore si susseguono dichiarazioni allarmistiche, si ipotizza la presenza di forze dell'ordine “nelle scuole delle aree a rischio” (come individuarle, con quali criteri?), si chiedono sportelli di consulenza psicologica, ma anche è sollecitata l’approvazione del disegno di legge sul voto in condotta. È semplicistica e riduttiva la ricerca del colpevole: i giovani di oggi, i social, le famiglie che non educano più, la scuola bloccata dalla burocrazia e da insegnanti sindacalizzati e spesso incompetenti.
La sapienza biblica da secoli insegna “poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta” (Osea 8,7): siamo chiamati all’appello, tutti.
Siamo chiamati all’appello perché abbiamo taciuto nelle catene di chat o social quotidianamente esercitate nel denigrare autorità, professionisti, buone leggi, anche se talvolta parzialmente applicate. Siamo chiamati all’appello quando abbiamo assistito e forse istintivamente condiviso le ripetute aggressioni ideologiche lanciate anche dalle pagine di quotidiani nazionali nei confronti di istituzioni educative come la scuola, le associazioni, le famiglie, le scuole, gli Oratori e la Chiesa.
Antidoti al veleno della violenza ne abbiamo, in grande quantità: cura dei legami comunitari, diffusione di luoghi di ascolto e dialogo, valorizzazione della cultura e dell’istruzione come proposta di senso e di speranza, patti di autentica corresponsabilità educativa fra coloro che stanno dalla parte dell’educazione, in primis genitori e scuole. Abbiamo, tutti, bisogno di ascolto, di parole buone e incoraggianti, di gesti di accoglienza: è il linguaggio dell’educazione, quella vera, non ridotta a buone maniere e galateo.
Papa Francesco ha lanciato nel 2020 un appello per la realizzazione di un Patto globale sull’Educazione: le azioni continuamente richiamate nel Patto sono ascoltare, coinvolgere, promuovere, curare, custodire, responsabilizzare. Da cristiani e da cittadini, nelle scuole e nel dibattito pubblico, non alimentiamo paura, rancore, colpevolizzazioni: “Questa aggressione è un duro colpo per tutti noi”, dice Martino Troncatti, presidente regionale Enaip, la scuola di Varese teatro recente teatro della violenza. “Ci sentiamo certo turbati, preoccupati e confusi, ma è importante ricordare il nostro impegno educativo e, specie in questi momenti, sapere che siamo una comunità unita, chiamata a sostenersi reciprocamente”.
Partendo dalla profondità e umiltà della terra - dai gesti quotidiani, da progettualità serie e condivise - il seminatore ha uno sguardo che travalica l’orizzonte, oltre la tempesta.
@Foto Ansa/Sir