Tuffi di gioia
C’è uno strano splash nella piscina degli scivoli d’acqua. Complice l’ansia della prima volta in cui porto in questa struttura di mare gli adolescenti, cerco ad uno ad uno i loro volti, da bordo vasca: tutto a posto, ci sono tutti e nessuno si è fatto male. Non passa troppo tempo e lo strano splash ritorna. Sono meno preoccupato e più pronto a godermi la scena: c’è, in mezzo alla piscina, una bambina con una lieve ma evidente disabilità, ai piedi degli scivoli, avvinghiata alla mamma. Salta e urla di gioia: più che un tuffo strano è un tuffo al cuore, per la luminosità di questa gioia. Che si ripete, perché la bambina risale le scale degli scivoli, da sola, si posiziona davanti ad una delle corsie dello scivolo diversa da quella usata precedentemente, per aspettare che, là sotto, la mamma si sposti all’uscita corrispondente e apra le braccia. Non parte senza le braccia aperte della mamma, altrimenti urla e chiede attenzione. Poi giù, sicura e forte e splash! Tutti gli altri, compresi i miei invincibili adolescenti, dopo un po’, si stufano e si stancano di tuffarsi. Ma lei no, non riesce a stancarsi. Nemmeno chi la guarda, affascinato dal contagio di questo abbraccio, che aumenta il sole e rinfresca l’aria.