Tre modi di amare i figli
Ci sono, nei rapporti genitori-figli, molti modi di amare. Qui ne evidenziamo tre, certamente semplificando una realtà complessa allo scopo di farci preventivamente idee chiare su quei comportamenti che indirizzano positivamente i figli
Ci sono, nei rapporti genitori-figli, molti modi di amare. Qui ne evidenziamo tre, certamente semplificando una realtà complessa allo scopo di farci preventivamente idee chiare su quei comportamenti che indirizzano positivamente i figli. Amare come risposta a un bisogno è la prima forma spontanea di amore. Io ti amo perché tu mi completi, dai a me quel che mi manca ed io amando te trovo pienezza per me; la tua presenza mi fa bene perché risponde al mio desiderio di essere amato. Il “colpo di fulmine” è l’esempio classico: i “colpiti” si amano perché vedono nel partner la persona che li completa su tutti i piani.
È anche il modo amare del bambino che spontaneamente ama colui che risponde alle sue necessità fisiche, psichiche, affettive, ecc. Ma talvolta è anche il modo di amare del genitore che cerca nel figlio l’appagamento delle sue aspettative personali e sociali. In questo caso ciò che fa è motivato da quello che il figlio gli dà, da quello che si aspetta da lui, dalla sua necessità di avere nella maternità/paternità la compensazione per un vuoto interiore. Questa situazione non crea grandi problemi durante i primi anni quando i bisogni dell’uno e dell’altro si confondono; ma si evidenzia quando il figlio cresce e si stacca progressivamente dalla famiglia, prende le distanze e tende ad essere autonomo. Allora può manifestarsi il tentativo di mamma e papà di continuare tenerlo in casa, per seguirlo, per proteggerlo, non permettendo scelte autonome. Amare come disponibilità è il secondo modo. Caratterizza il genitore che, al “servizio” del figlio, dà tutto se stesso.
Quello che fa non è per soddisfazione personale, ma è esclusivamente per amore: non agisce per dovere, per il ruolo che ricopre, per il fatto che è questo che ci si aspetta da lui, ma solo perché ama la persona verso cui indirizza le sue attenzioni affettive. Esiste una terza forma, che è certamente quella più reale, ed è composta dall‘una e dall’altra delle modalità descritte prima, nella quale ciascuno ama l’altro e si sente realizzato come persona perché è amato con altrettanta generosità creando così un equilibrio tra quello che dà e quello che riceve in un rapporto appagante e stimolante per ambedue i soggetti. È un rapporto sano nel quale ciascuno ha bisogno dell’altro al quale dà tutto il suo affetto. Questo è l’amore più grande che giorno dopo giorno, nelle gioie e nei problemi consente di amare essendo riamati.