Trattori smemorati
Le proteste diffuse, quando esprimono evidente malessere, vanno ascoltate, interpretate, comprese. Gli agricoltori italiani ed europei vivono una fase strutturale di disagio economico, ulteriormente aggravato dai costi del cambiamento climatico. Negli slogan e tra i partecipanti alle manifestazioni di queste settimane, tuttavia, è impossibile trovare un’analisi coerente dei problemi, men che meno soluzioni accettabili. I bersagli principali delle proteste, palesemente strumentalizzate dai soliti populisti, sono le politiche dell’UE, accusata di non sostenere il comparto agricolo, e la globalizzazione dei mercati, che remunererebbero troppo poco le produzioni agricole nostrane. Queste critiche sono infondate.
L’agricoltura è da sempre e di gran lunga il settore dell’economia più sovvenzionato con denaro pubblico. Imprese e produzioni agricole per decenni hanno ricevuto sussidi ingenti, dall’acquisto dei trattori oggi in tangenziale, ai rimborsi per non produrre nulla, mantenendo artificiosamente elevati alcuni prezzi e la redditività di grandi imprese agricole e GDO. E creando mille altre distorsioni, che hanno appesantito il settore e indebolito la sua capacità di reale innovazione. Molte delle protezioni accordate hanno anche fornito alle produzioni europee consistenti vantaggi di mercato ai danni di quelle dei Paesi poveri, e facilitato la penetrazione dei mercati ricchi da parte delle nostre “eccellenze” agroalimentari. La famigerata globalizzazione ha lavorato soprattutto per noi, garantendo ai produttori italiani ed europei sbocchi inimmaginabili senza le costose protezioni UE. Particolarmente paradossale, se non ipocrita, dunque, suona l’accusa al presunto strapotere dei mercati.
L’agricoltura intensiva europea è insostenibile dal punto di vista ecologico quanto da quello economico. Quasi il 40% delle emissioni di gas serra sono legate ai processi dell’agricoltura e della zootecnia intensive. Le altre emissioni in atmosfera fanno del comparto agricolo il secondo o terzo settore corresponsabile dell’inquinamento dell’aria. In pianura Padana come in altre aree simili, la pressione degli allevamenti, e delle colture al loro servizio, sulle risorse energetiche, idriche e naturali è insopportabile, ed è per questo che negli ultimi anni la UE, con piani come il Green Deal o il Farm to Fork, sta timidamente cercando di orientare l’agricoltura verso modelli di qualità che proteggano il reddito degli agricoltori e consumino meno risorse. È contro questo modello di futuro che rombano i trattori?