Transizione etica
Le emissioni globali di gas serra devono scendere. Come?
Ogni decimo di aumento delle temperature medie globali comporta variazioni sempre più gravi dei rischi e dei costi della crisi climatica, che a tutte le latitudini e per tutte le società, a partire dalle nostre, insieme alla biodiversità e agli equilibri naturali stanno uccidendo, direttamente e indirettamente, milioni di persone ogni anno. Il disastro della Marmolada è solo una delle infinite, tristissime manifestazioni di questa catastrofe.
La soluzione è chiara: le emissioni globali di gas serra devono iniziare a ridursi entro il 2025, scendere almeno del 43% entro il 2030 e azzerarsi in senso netto entro il 2050. Se non centriamo questi obiettivi, i costi e i rischi del surriscaldamento globale, così palpabili in queste settimane di siccità e sconvolgimenti climatici, aumenteranno in misura fatale. Altrettanto chiare sono le misure necessarie per raggiungere il risultato: un mix organico di regolazione e trasformazioni delle attività economiche, che non solo ci permetteranno di ridurre le emissioni, ma anche di combattere la perdita di biodiversità e di rilanciare occupazione e benessere diffusi. Quelle trasformazioni non sono neutre: producono una diversa configurazione economica, sociale e politica, più equa rispetto allo status quo. Di conseguenza, le resistenze da parte di minoranze che rischiano di perdere potere, di mercato o politico, si fanno sentire. Il greenwashing si spiega anche così.
Si aderisce a parole alla transizione ecologica, ma senza modificare realmente comportamenti e scelte. Caso lampante e sconcertante quello dell’ENI: più del 99% del suo fatturato e dei suoi investimenti sono orientati dall’estrazione e commercializzazione di combustibili, eppure non perde occasione per “vendersi” come un’impresa dalla coscienza green. Campagne stampa ammiccanti e luccicanti, sponsorizzazioni, perfino un ente di ricerca sull’ambiente (Fondazione EniI Enrico Mattei), che però si guarda bene dall’investigare l’effetto climalterante del gas naturale, la “specialità” di Eni, o di chiarire senza ambiguità le necessità della transizione energetica. Mentre chi aderisce sinceramente a quelle necessità, o non può rifiutarsi di farlo, si proietta faticosamente verso il futuro, qualcun altro ne vanifica i sacrifici rastrellando ipocritamente le ultime odiose rendite di un’era di miopia ed egoismo, che, come umanità, come società e come Paese, faremmo bene a chiudere al più presto. Non salveremo il Pianeta, né noi stessi, senza transizione etica.