Tra le macerie il fiore di una vita redenta
Sono stato a far visita alla comunità ucraina cattolica in occasione della Domenica delle Palme. Stavano celebrando la liturgia nella chiesa di San Giuseppe, messa a loro disposizione dalla nostra diocesi. La chiesa era stracolma. Compostezza e dignità, ma soprattutto tanta fede. Ai piedi dell’altare i rami di ulivo, simbolo per eccellenza della pace. Ho rivolto loro un saluto affettuoso e ho augurato loro una santa Pasqua a nome di tutta la nostra Chiesa. Ho anche invocato con loro, per loro e per tutta l’umanità il dono della pace. La festa di Pasqua di quest’anno è infatti ferita dalla guerra, una guerra atroce, che avviene a poca distanza da noi nel cuore dell’Europa. Notizie e immagini che ci turbano profondamente. Fatichiamo ad aprire ogni giorno il giornale e ad ascoltare le notizie. La devastazione domina nei racconti e nei filmati. Ci siamo improvvisamente resi conto di che cosa sia veramente la guerra: qualcosa di mostruoso, di folle, di vergognoso e di sacrilegio. Massacri dei civili e fosse comuni, giovani soldati uccisi su entrambi i fronti, donne e bambini in fuga, edifici sventrati dalle bombe, città irriconoscibili, una scia di sangue e di lacrime. È così – purtroppo – che quest’anno noi viviamo la Pasqua. In questa domenica di risurrezione le campane comunque suonano a festa. Non è un affronto a tanto dolore. Il loro suono gioioso è stato preceduto dal lungo silenzio del sabato santo e dal grido di dolore del venerdì santo. La tragedia del male che deturpa il mondo è totalmente assunta dalla passione del Signore ed è sanata dalla sua risurrezione. Nella visione cristiana della storia, la risurrezione di Gesù è la risposta di Dio alla sfida della morte, al suo oscuro potere. La gioia cristiana è fondata sul Vangelo, sulla lieta notizia di una umanità rigenerata dalla potenza del bene. “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” scrive Giovanni nel suo Vangelo. L’amore misericordioso di Dio ha l’ultima parola sui destini del mondo. Anche tra le macerie di una guerra insensata spunta caparbiamente il fiore della vita redenta. L’accoglienza e la solidarietà, la disponibilità a soccorrere e a condividere: ecco il fiore che spunta sulle rovine di questa tragedia. E oltre a questo, il fiore dell’onestà, il coraggio della verità a costo di persecuzione.
Le porte delle case che si aprono per ospitare i profughi e le porte del carcere che si chiudono per segregare i dissidenti, sono le due immagini complementari che fotografano la vera giustizia, capace di vincere la crudeltà e la falsità. Rintocchi di campane per la festa! Vengono alla mente le campane di cui parla il Manzoni, quando racconta dell’Innominato e descrive la sua sorprendente conversione. Il loro suono aveva aperto una breccia nel cuore di un uomo abituato al delitto e incatenato dall’orgoglio. In lui si poteva e si può tutt’ora riconoscere il simbolo dell’umanità ormai preda della violenza cieca e dell’arroganza spavalda. La risurrezione di Cristo è principio di vita nuova, è riscatto e rigenerazione, è salvezza e santificazione. Il cuore di ognuno di noi ha bisogno di questa sorgente che zampilla per la vita eterna. L’intera umanità ne ha bisogno, ora più che mai. Sapere che questo è esattamente ciò che Dio stesso desidera per noi ci è di grande conforto. La morte e risurrezione di Cristo ha trasformato il desiderio del Padre in reale possibilità per noi. Chi crede in lui è passato dalla morte alla vita e non odierà mai più il suo fratello. Chi è attirato dall’amore del Cristo crocifisso saprà vincere il male con il bene, lotterà sempre per la giustizia e offrirà così un pegno di speranza per il futuro di ogni tempo.