Tra il progresso tecnologico e l'umano
La comunità curante è la realtà di un gruppo di persone che si pone come obiettivo finale del proprio impegno il prendersi cura degli altri, in tutte le dinamiche che caratterizzano lo stare insieme delle persone. Una comunità curante si genera quando l’insieme dei suoi componenti ha l’obiettivo di costruire modalità per vivere senza conflitti, cercando di ridurre le sofferenze psichiche e somatiche che talvolta accompagnano la vita umana. Non sempre l’obiettivo della cura degli altri è esplicito nella struttura di una comunità, ma sempre è implicito, perché il modello stesso di comunità sopravvive solo se le interazioni interne sono volte al bene e non alla pura costruzione di mezzi di sopravvivenza.
Ma come una comunità che ha deciso di volgersi alla cura può raggiungere l’obiettivo? Prima di tutto confidando razionalmente, ma senza preconcetti, al progresso nelle sue varie forme: da quello culturale e civile, a quello tecnologico. In particolare, quest’ultimo ha offerto negli ultimi decenni molte possibilità per sviluppare le azioni di cura nel modo più efficace. Oggi prevale l’attenzione verso l’intelligenza artificiale, ma nelle ultime decadi sono stati fatti enormi progressi in ambito medico, dei trasporti, dell’organizzazione dei servizi, della formazione. Però è l’intelligenza artificiale generativa che ha posto pesanti interrogativi sulle possibili potenzialità per garantire una cura migliore ai componenti delle comunità. Papa Francesco l’ha definito uno strumento “affascinante e tremendo”, in grado di produrre grandi benefici, ma anche di generare pericoli. Gli esseri umani da sempre hanno gestito il proprio rapporto con l’ambiente attraverso strumenti da loro creati. Però l’intelligenza artificiale, a differenza dei progressi del passato, è in grado di compiere scelte autonome, rischiando di imporre alle comunità indirizzi che spetterebbero all’uomo. In questa prospettiva deve essere superato il dualismo che nel recente passato ha caratterizzato il rapporto dell’umano con la tecnologia, dualismo che non sempre si esprimeva in modo maturo. Di fronte al nuovo progresso dobbiamo essere in grado di capire non solo il come avviene il progresso, ma il perché. E a questa domanda nessuna macchina è in grado di rispondere, perché la risposta può appartenere solo al cervello umano, che guida l’attenzione verso la cura, cioè la vicinanza concreta, carnale tra chi aiuta, accompagna e lenisce e chi è aiutato, accompagnato e lenito nelle difficoltà vissute nel tempo che scorre.