Tra eccellenza e mediocrità italiane
Due Italie. Due velocità. Non necessariamente una a nord e l’altra a sud. Su tanti temi siamo abituati a ragionare su due sistemi paese che più o meno trasversalmente ci mostrano una società divisa in due... L'editoriale del n° 28 di "Voce" è di don Adriano Bianchi
L’ultima strage dei treni tra Andria e Corato in Puglia di martedì scorso, con i suoi 23 morti e 52 feriti, ha rimesso in agenda con prepotenza la disparità delle due Italie sul tema delle infrastrutture. Non solo strade e autostrade, su cui si potrebbero fare molti commenti, anche per la rete ferroviaria constatiamo amaramente che il servizio italiano vive ancora una doppia identità. Non, appunto, una questione meramente meridionale come si potrebbe pensare, ma una sorta di schizofrenia del trasporto su treno che, paradossalmente, si nota soprattutto da noi. Basta viaggiare qualche volta con i pendolari tra Brescia e Milano o sui treni regionali delle tratte meno importanti della Lombardia per rendersi conto che il trasporto locale è stato spesso abbandonato a se stesso. La lamentela per treni sporchi e sovraffollati e senza aria condizionata d’estate o riscaldamento d’inverno; l’aumento delle tariffe e una continua situazione penalizzante dal punto di vista degli orari sono un ritornello costante. Le denuncie vengono dai comitati di utenti di tante città (Brescia compresa) e non cessano in nessun periodo dell’anno. Ogni tanto guadagnano l’onore della cronaca, più spesso cadono nell’oblio senza raggiungere, di norma, risultati particolarmente significativi. L’altra Italia delle ferrovie, invece, viaggia sempre più ad alta velocità con collegamenti efficienti soprattutto sulle lunghe percorrenze. È indubitabile che ci siano stati investimenti significativi e qualificati. Oggi è possibile da Brescia andare e tornare da Roma in giornata e in tempi accettabili, mentre da Milano la capitale si raggiunge in meno di tre ore. Un’eccellenza che fa viaggiare l’Italia, ma che stride ancora di più con i disservizi delle reti locali.
Al centro c’è la qualità del servizio percepita dagli utenti, che conta, eccome. Ma se può essere accettata una qualche disparità di trattamento tra i treni ad alta velocità rispetto a quelli regionali, ciò che pare assolutamente inaccettabile è che in Italia non sia ancora vigente un medesimo protocollo di sicurezza nazionale per la movimentazione del trasporto su rotaia. Pare questa la mancanza legislativa più grave, forse alla base anche dell’incidente occorso nei giorni scorsi. Si dirà: questione di costi, lungaggini burocratiche, diversità di concessioni e standard tra pubblico e privato... E poi non si può fare tutto, ci sono le priorità e le competenze da rispettare... L’Italia non è stata capace di garantire la sicurezza delle persone che viaggiavano su quei treni qualche giorno fa e questo sarà difficile spiegarlo a chi ha perso un figlio, un fratello o una sorella... un amico. Come sempre “del senno di poi son piene le fosse” e allora ancora una volta l’Italia piange l’ennesima strage dell’incuranza e della superficialità.
E se oggi la preghiera per le vittime deve riempire il cuore, domani non potrà mancare, almeno per questi morti, l’impeto civile perché chi viaggia in questo Paese possa farlo con tutte le garanzie possibili a salvaguardare la sua vita.