Torna la polemica sugli sbarchi
Improvvisamente torna in auge il tema migranti: siamo molto vicini alle elezioni regionali. In più i nuovi afflussi dalla Tunisia, paese non in guerra, foraggiano il discernimento populistico sulle immigrazioni. Tentiamo una riflessione serena, che parte dalle parole di papa Francesco sull’aereo al ritorno dalla Svezia. “L’Europa non abbia paura dei migranti. Tanto per cominciare, bisogna distinguere tra migrante e rifugiato. Non si può chiudere il cuore a chi fugge dalla guerra, a un rifugiato, ma esiste la prudenza dei governanti che devono fare il calcolo di come poterli sistemare, perché i rifugiati vanno accolti, ma poi li si deve anche integrare. Quando un migrante o un rifugiato non viene integrato, entra in un ghetto con una cultura che non si mescola con l’altra cultura e questo è pericoloso”. L’importante è restare con il cuore aperto. Non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore. Alla lunga questo si paga”. Venendo all’Italia di oggi, non si può non condividere la presa di posizione del Presidente del Consiglio dello scorso 3 agosto: “Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare, tanto più non possiamo tollerare che i grandissimi sacrifici... vengano vanificati da immigrati che tentano di sfuggire alla sorveglianza sanitaria”. Sono d’accordo: lo dobbiamo al rispetto per i nostri anziani, chiusi in casa per mesi, per i nostri malati e per le loro famiglie che per mesi non hanno potuto incontrarli (è dal primo marzo che non posso vedere mia sorella, che, a causa del Covid, ha girato gli ospedali e le riabilitazioni di mezza Lombardia), lo dobbiamo a quegli uomini e quelle donne, che, per curare i nostri malati, hanno lavorato notte e giorno, o addirittura hanno sacrificato la loro vita. Il rispetto, la commozione, la compassione e l’affetto per i nostri anziani, non lasciano dubbi: nessuno è libero di mettere in pericolo la salute e la vita altrui, né gli immigrati né le movide. Tutto questo, però, non autorizza leggi ingiuste o il non rispetto dell’uomo, anche del clandestino.
Nelle scorse settimane, ad esempio, è stato dichiarato incostituzionale il divieto dell’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, contenuto nel primo “Decreto Sicurezza”; non limitiamoci a togliere una medaglia dal petto del Senatore Salvini! È la maggioranza giallo-verde che l’aveva approvato. La televisione continua a mostrare immagini di immigrati stipati in Centri di accoglienza, con forti rischi epidemie. Ma chi ha autorizzato l’eliminazione dell’accoglienza diffusa, che tanto bene aveva fatto a livello sociale e di inserimento del migrante? Il modello Brescia era un gioiello. E, infine, la mancata espulsione di chi non ha ottenuto il riconoscimento di profugo negli anni precedenti, ci lascia circa 600.000 clandestini, che, nel migliore dei casi, non possono far altro che arrangiarsi con il lavoro nero. Ma perché non regolarizzarli, se hanno o trovano un lavoro e farli così “entrare” tra gli umani, degni di riconoscimento? Forse un po’ di pragmatismo potrebbe superare l’ideologia. Non voglio nemmeno qualificare poi le affermazioni del tipo:” Blocco navale! Se non li soccorriamo impareranno a non partire”. Mi pare di assistere a quei film, dove il cattivo ammazza alcune persone, perché gli altri imparino a stare ai suoi ordini: lasciamo questo al Far West. Reprimere vuol dire creare sacche di disperati, che scoppieranno in modo violento. Solo una saggia politica, aperta all’Europa e all’Onu, sa coniugare serietà e bene comune con il rispetto e la misericordia. Reagire, anche nel giusto, senza umanità, finisce solo con l’uccidere l’umanità.