Toglietemi tutto, ma non il mio sindaco
Nelle liste di candidati per le elezioni politiche e quelle regionali del 4 marzo prossimo figurano, un po' in tutti gli schieramenti, tanti primi cittadini, scelti per le loro capacità, le loro conoscenze.... La loro eventuale elezione, però, finirebbe con il lasciare orfane le comunità che, eleggendoli, si sentono legate a loro da un patto di fiducia
La prima parte della buriana dovrebbe essere passata. Tutti i partiti grandi e piccoli hanno predisposto e depositato le liste di candidati in vista delle politiche e delle regionali del 4 marzo prossimo. Da quel che si legge non è stata un’impresa facile. Scelte e bocciature hanno lasciato dietro di sé ferite più o meno profonde in ogni schieramento. Anche a Brescia non è stata risparmiata qualche sofferenza…
Le liste, comunque, sono state depositate. Le ferite col tempo, forse, si rimargineranno. Scorrendo, però, gli elenchi di chi c’è e anche quelli di chi avrebbe voluto esserci c’è una considerazione che mi pare doverosa: mai come in questa tornata elettorale c’è stata la grande disponibilità (a volte accolta, a volte no) dei sindaci. Tanti sono i primi cittadini, presenti in un po’ tutte le coalizioni, di realtà grandi e piccole che correranno per le regionali e le politiche. Le ragioni che hanno spinto al massiccio investimento sui primi cittadini sono evidenti: hanno esperienza di governo (seppure locale), conoscono ciò di cui dovranno occuparsi e, soprattutto sono (dovrebbero) essere conosciuti, elemento non di secondaria importanza quando si tratta di raccogliere voti.
Da sempre nutro un grande rispetto per chi, in politica, ci mette la faccia, ben sapendo che per quanto possa andare bene ci sarà sempre qualcuno pronto a puntare il dito per dire che tutti sono ladri…
Però sono anche convinto che esista un patto non scritto, o meglio codificato dai voti, tra un primo cittadino e i suoi elettori, di cui un sindaco dovrebbe tenere conto nel momento di dire sì a candidature e a ipotesi di nuovi impegni, soprattutto quando il mandato è ancora in corso. Un primo cittadino gode della fiducia dei suoi elettori, della sua comunità risponde direttamente a loro, sa che nell’assunzione delle scelte c’è una tanta gente che a lui si affida. Tutto questo dovrebbe bastare per comprendere che è bene che un sindaco resti a servizio della sua gente per l’intera durata del suo mandato, nonostante gli inviti che possono giungergli per nuove e più alte forme di impegno.
La guida di una comunità, per piccola che possa essere, non è come quella di un’automobile in cui si può cedere a qualcun altro il volante, senza particolari inconvenienti. Tra un elettore e il sindaco c’è un rapporto fiduciario, unico. La scelta sulla scheda elettorale è (dovrebbe essere) vincolante. Dopo tutto questa è anche la logica della legge per l’elezione diretta di primi cittadini.
Grande stima, dunque, per tutti quei sindaci che, chiamati causa, danno la loro disponibilità per un impegno oltre il livello locale. Ma il panorama bresciano, così come quello di tanti altri territori, è pieno di amministratori che hanno concluso e bene il loro mandato, accumulando esperienze e capacità. Questi sì possono essere importanti risorse da spendere in altri contesti, senza chiedere a tante comunità il sacrificio di privarsi di sindaci ancora in carica e su cui gli elettori hanno riposto tanta fiducia… Stima ancora più grande, dunque, per quelli che sanno rispondere: “No, grazie!”
Mons. Gabriele Filippini, che per tanti anni ho avuto come direttore a “Voce”, ricorreva spesso alla massima latina “Malo hic esse primus quam Romae secundus”.
Nell’assemblea regionale o in uno dei due rami del parlamento per quanto bravo possa essere, anche il miglior primo cittadino “tolto” per spirito di servizio (o per la sua capacità di raccogliere voti) alla sua comunità, rischia di essere uno dei tanti. Nella cittadina in cui è stato eletto, invece, ha la possibilità di continuare a incidere per il bene della sua gente… Perché chiedergli di lasciare prima del tempo? Sono così ristrette, da arrivare chiedere sempre di più a chi sta già dando, le risorse a cui partiti grandi e piccoli possono attingere nel comporre le loro liste?
Partiti grandi e piccoli in occasione di future compilazioni di liste di candidati, allora, tengano conto di quella vecchia pubblicità che diceva: “Toglietemi tutto, ma non il mio…. Sindaco!”