Termometro e montagna
Le montagne del nord Italia in questi giorni vivono un quadro meteorologico particolare: temperature elevate in quota, di stampo primaverile, si contrappongono a gelate persistenti nelle aree di fondovalle e pianura, secondo uno schema di inversione termica che interessa gli Appennini settentrionali e le Alpi. Sulle montagne piemontesi e trentine lo zero termico ha toccato i 3.600 metri, e si registrano valori fino a 12-13°C tra i 1.000 e i 1.400 metri. Nei mesi invernali lo zero termico normalmente varia tra 500 e 1.500 metri, mentre in primavera e in autunno, stagioni di transizione, si colloca generalmente tra 1.500 e 3.000 metri.
La rapidità e drammaticità della fusione accelerata dei ghiacciai è solo uno dei segni più emblematici degli effetti del surriscaldamento globale sugli ecosistemi montani. Il turismo di massa accentua l’impatto antropico sulle alte quote, soprattutto in prossimità delle zone più frequentate: le destinazioni turistiche e le infrastrutture sciistiche sono centri di diffusione di inquinanti, in particolare di materiale plastico. L’innevamento artificiale, che oggi interessa più del 90% degli impianti italiani, comporta ingenti consumi d’acqua, forte dispendio di energia, oltre alla realizzazione di più bacini per l’innevamento e quindi un pesante consumo di suolo in territori fragili e di enorme pregio naturalistico. La fruizione di massa della montagna va ripensata: da luogo emblema dello sfruttamento di un “oro bianco” che va scomparendo, a simbolo di un’azione, individuale e collettiva, responsabile e coerente con la gravità delle trasformazioni ecologiche che stiamo attraversando.
Una montagna-laboratorio dell’adattamento al cambiamento climatico, da frequentare per proposte escursionistiche ed ecomuseali rispettose, che fanno leva sulle meraviglie della storia geologica e glaciologica, dell’epopea alpinistica, della ricerca scientifica, della natura. Queste priorità si riflettono in tante cose da fare, e molte altre da non fare. Come si conciliano con l’urgenza di cambiare drasticamente registro le operazioni, fuori dal tempo, di ampliamento del demanio sciabile “Medio Tonale-Cime Sorti”, approvate dal Comune di Ponte di Legno, finanziate da Regione Lombardia e avviate nonostante la contrarietà del Cai, di Legambiente e di tante voci della scienza e del territorio? Le opere comporteranno tra l’altro disboscamenti e il probabile danneggiamento delle trincee della Prima guerra mondiale. Stiamo lottando contro il cambiamento climatico, o contro noi stessi?