Telecamere e fiducia
Vogliamo rassegnarci a constatare che asili, scuole, centri educativi (e domani, palestre, oratori, case) siano posti anonimi, senza identità e relazioni significative, nei quali tutti siamo controllori e controllati?
La Camera ha approvato, inviandola al Senato, la legge che impone l’installazione di videocamere in asili nido, scuole dell’infanzia e strutture socio-assistenziali per anziani e disabili. Senza oneri per lo Stato, previo accordo con le rappresentanze sindacali, registrazioni visionabili dalle forze dell’ordine solo dopo decodifica. Il provvedimento ha origini lontane, in un dibattito che ha suscitato pareri contrapposti: vorrebbe essere una prevenzione efficace degli episodi di abuso e violenza nei confronti di minori o persone fragili. Nulla da eccepire sul dovere di condannare con fermezza la violenza che, soprattutto compiuta sugli indifesi, è disumana. Comprensione anche per la rabbia che sorge di fronte a questi episodi, ed è legittimo il desiderio di protezione e di sicurezza. La politica e le leggi rispondono alla vita, al sentire di un’opinione pubblica che pare, in questa occasione, avere necessità di sedare paure delegando un ruolo sociale agli strumenti tecnologici. E, inoltre, quanto sarà davvero rassicurante l’affidare figli o genitori anziani a strutture sulle quali grava a priori il sospetto che vi operino persecutori e aguzzini?
Nella sua sovranità, il Parlamento prenda atto delle contraddizioni in campo: da un lato, si invocano partecipazione, corresponsabilità educativa fra genitori e scuola, cultura della valutazione e dell’orientamento dei servizi al cittadino, dall’altro si mette in campo un pericoloso vuoto di legittimità delle istituzioni educative e, soprattutto, si pone ancora mano all’accetta incidendo nel capitale sociale che è fatto di impegno, di relazioni e di fiducia. Un sistema di videoregistrazione è perfetto per quelli che il sociologo Marc Augé definiva, già negli anni Novanta, i “nonluoghi”: posti nei quali si eroga un servizio, anche di qualità, per clienti e utenti isolati, che necessitano di certezze e sicurezze nella ripetitività di un autogrill o di un centro commerciale. Vogliamo rassegnarci a constatare che asili, scuole, centri educativi (e domani, palestre, oratori, case) siano posti anonimi, senza identità e relazioni significative, nei quali tutti siamo controllori e controllati? Perché non provare davvero ad avere scuole aperte, relazioni positive e belle fra insegnanti, e fra insegnanti e genitori? Più educazione, scuola, formazione continua di tutti gli operatori; promuovere relazioni di cura, di attenzione, di rispetto: sarebbe vera prevenzione.