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Brescia
di MAURIZIO TIRA 24 lug 2024 14:35

La neutralità climatica sul tavolo europeo

Nel discorso di insediamento di Ursula Von der Leyen ritorna con forza il Green Deal, ovvero la strategia dell'Unione Europea per la neutralità climatica entro il 2050. Molta stampa nazionale ha ripreso con preoccupazione questo aspetto, ormai inteso come posizione ideologica. Si insinua l’idea che si tratti di un insieme di posizioni non scientifiche, costruite ad arte per ottenere un fine altro. In realtà il mondo scientifico (l’ecologia è una scienza, non un’ideologia) si affanna da anni a richiamare la politica sull’urgenza di agire in tempi brevi. Un'ulteriore motivazione contro il Green Deal è il costo che graverà sugli italiani. Un recente articolo di stampa calcola in quasi 3mila euro l'anno (8 euro al giorno) per ognuno dei 42 milioni di contribuenti italiani il costo da sopportare nei prossimi anni. Non intendo mettere in discussione il calcolo, la transizione ecologica costerà moltissimo. Vorrei solo aggiungere un elemento di equità internazionale. Quanto è costato e pesa sulle economie dei paesi meno economicamente sviluppati il disastro ambientale cui stiamo assistendo? Un recente studio del Centro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici ha dimostrato come sono le persone più povere all’interno dei paesi a subire i più gravi impatti economici dei cambiamenti climatici.

Secondo la Banca Mondiale, il reddito giornaliero del 10% della popolazione più ricca in Italia è pari a circa 90 dollari, il doppio del valore medio per l’equivalente porzione della popolazione mondiale e 27 volte quello del 10% della popolazione più ricca della Repubblica Democratica del Congo. Ebbene 8 dollari al giorno in meno per la popolazione italiana per ristabilire la giustizia sociale e ambientale rispetto a paesi da cui dipende la nostra economia (dalla RD del Congo provengono coltan, cobalto, oro, petrolio, diamanti) sono il prezzo di un modello di sviluppo sperequativo e una forma di risarcimento, come sancito da anni dalle Conferenze sul Clima con il fondo Loss and Damage. Ritengo invece condivisibili due preoccupazioni: la ridistribuzione e le tempistiche. Le ineguaglianze crescono anche all’interno del nostro Paese ed è necessario parametrare il risarcimento ai Paesi poveri in funzione del reddito della popolazione. Rispetto ai tempi di attuazione del Green Deal, se da un lato è fondamentale mantenere target ambiziosi, dall’altro è necessario monitorare gli effetti sul sistema economico ed eventualmente rivedere alcune scadenze e soluzioni, anche in rapporto all’attuazione degli accordi internazionali. Tuttavia, togliere le scadenze ad un mondo distratto significa condannarlo all’inazione e al business as usual, ciò che dobbiamo temere più di tutto.

MAURIZIO TIRA 24 lug 2024 14:35