Strutture insostenibili
Basta guardarsi attorno per accorgersi che ci sono più strutture che fedeli. Spesso non sono più funzionali e sono insostenibili dal punto di vista economico
Basta guardarsi attorno per accorgersi che ci sono più strutture che fedeli. Spesso non sono più funzionali e sono insostenibili dal punto di vista economico. E i poveri parroci si ritrovano costretti (a volte preferiscono fare troppo da soli) a barcamenarsi nella burocrazia sottraendo tempo alla pastorale. Basta allargare l’orizzonte per ritrovare la bussola. Nella diocesi di Vicenza l’unità pastorale di Sandrigo (cinque parrocchie, 12mila abitanti) ha pensato bene di mettere a tema la destinazione dei propri spazi. Quando tre anni fa don Giovanni Sandonà è stato incaricato di guidare l’unità pastorale, si è ritrovato con le canoniche vuote e con alcuni immobili inutilizzati o sottoutilizzati. In due anni (non in un tempo biblico) il parroco, insieme al consiglio pastorale, ha ridato vita e significato a questi spazi. E così, solo per fare alcuni esempi, una canonica è diventata una casa famiglia per disabili; un’altra è diventata la casa del diacono che con la moglie ospita cinque persone in stato di necessità temporanea; un appartamento è stato dedicato al progetto del dopo di noi per i disabili... In alcuni casi la parrocchia ha donato l’immobile alla cooperativa di turno, in altri ha mantenuto un contratto di affitto calmierato o ha alienato la struttura... Il tutto senza particolari sofferenze perché la comunità con il consiglio pastorale (al quale era stata fornita una scheda con i criteri e le modalità di discernimento per l’uso dei beni di una comunità) ha ragionato insieme ai suoi pastori. In più, per comprendere la riflessione in atto, è stato preparato, sempre dal consiglio, un piano pastorale sulla prossimità: “Territorio, comunità cristiane e il Comandamento Nuovo”.
Non è difficile pensare che anche sul nostro territorio ci possano essere situazioni analoghe. Alcuni percorsi, si pensi all’oratorio della Torricella con gli appartamenti per chi è in difficoltà, sono stati fatti. Certo serve più coraggio. E i laici inseriti negli organismi di comunione dovrebbero aiutare i loro pastori ad accettare la sfida della testimonianza evangelica. Su larga scala la sfida potrebbe essere accolta anche dalla Diocesi, sempre con il coinvolgimento del consiglio pastorale, in questo caso diocesano, perché non può essere solo una questione economica. Farsi aiutare a leggere le nuove povertà potrebbe essere la strada maestra per tornare a essere profetici un po’ come la Chiesa fece nell’Ottocento nel campo dell’assistenza e della cura.