Strategie di sviluppo
Aumentare gli studenti proponendo nuovi corsi di laurea. È questa la strategia dell’Università degli studi di Brescia che a breve potrebbe esplorare due nuove aree didattiche: agraria e farmacia
Aumentare gli studenti proponendo nuovi corsi di laurea. È questa la strategia dell’Università degli studi di Brescia che a breve potrebbe esplorare due nuove aree didattiche: agraria e farmacia. Il primo campo era stato delineato dal rettore Maurizio Tira sin dal suo insediamento, il secondo è emerso in autunno ed è stato confermato durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico.
Archiviata definitivamente la scelta tematica “Health and Wealth” – caposaldo del mandato del precedente rettore Sergio Pecorelli – ora l’ateneo cittadino è focalizzato sulla sua popolazione studentesca. La sfida è lasciarsi alle spalle l’etichetta di “piccolo ateneo” per approdare stabilmente nel pianeta dei “medi atenei”. Per farlo occorre frantumare in maniera duratura il muro dei 15mila iscritti. Se Agraria e Farmacia siano le direzioni giuste è presto per dirlo. Certamente il secondo percorso appare più semplice da avviare in termini di investimenti, mentre il primo necessita di scelte precise, in primis logistiche. Il numero dei ragazzi bresciani che annualmente si iscrivono all’albo dei farmacisti, da un lato, e la forte impronta agricola del nostro territorio, dall’altro, sono punti di forza su cui innestare le scelte. Considerando inoltre che la Cattolica propone da anni il corso di laurea in Scienze Agrarie nel polo di Piacenza, questo ambito potrebbe costituire un terreno di confronto tra i due atenei. Il dialogo tra piazza Mercato e via Trieste è auspicabile visto che le due sedi sono di fronte a un bivio: crescere oppure venire ridimensionate. In ottica della Statale l’incremento dell’offerta didattica non è più rinviabile, giacché gli atenei limitrofi di Verona e Bergamo hanno seguito già questo percorso con risultati evidenti. In chiave Cattolica, Brescia dovrà invece confermare la propria autonoma identità, scongiurando il pericolo di divenire la sorella povera di Milano.
Comincia quindi un anno strategico per le università bresciane. In attesa di capire se l’accademia diventerà argomento di discussione della campagna elettorale amministrativa, possiamo festeggiare un primo risultato. Lo avevamo proposto anni fa da queste colonne, finalmente dalle parole si è passati ai fatti: in via Valotti una sala studio da 70 posti resterà aperta anche la notte, fino alle 5 del mattino. Oltre all’opportunità concessa agli studenti è questo un mattone in più nella Brescia città universitaria.