Stefana: sfida impegnativa
La sfida è davvero impegnativa: gli impianti sono vecchi, fermi da anni, con lavoratori da troppi anni nel limbo di una cassa integrazione estenuante e senza sbocchi. Ci vogliono tempo, idee e coraggio
Ognuno a suo modo, lavoratori, sindacati, imprenditori e amministratori locali, ha salutato positivamente l’assegnazione del laminatoio della ex Stefana di Nave alla Duferco. Il colosso siderurgico l’ha spuntata su due concorrenti italiani e uno tedesco (probabilmente il più temuto), aggiudicandosi lo stabilimento, l’area e 26mila tonnellate di materiale per 11 milioni di euro, con l’impegno a prendere in carico tutti i 139 dipendenti. Soddisfatto deve esserlo anche il liquidatore della Stefana che è riuscito a piazzare quest’ultimo impianto solo al settimo tentativo, passando da una base d’asta iniziale di 34 milioni ad un bando addirittura ad offerta libera; alla fine la procedura giudiziale porta a casa per i creditori un terzo di quanto previsto, ma sempre meglio di niente.
“Questo è solo il primo passo, ora completeremo lo sviluppo di un piano industriale credibile insieme ai lavoratori”, ha dichiarato Antonio Gozzi, amministratore delegato della Duferco e presidente di Federacciai. La sfida è davvero impegnativa: gli impianti sono vecchi, fermi da anni, con lavoratori da troppi anni nel limbo di una cassa integrazione estenuante e senza sbocchi. Ci vogliono tempo, idee e coraggio. L’aggettivo usato Gozzi per qualificare il piano industriale necessario al rilancio è quanto mai indicativo. Deve convincere che intende fare sul serio: i lavoratori prima di tutto; il sindacato che li rappresenta; un tessuto sociale ed economico simbiotico a quello della siderurgia; un sistema di concessione degli ammortizzatori sociali oggi più rigoroso e vincolante rispetto al passato.
Si dirà che un investimento di 11 milioni di euro dovrebbe essere un buon indicatore della volontà imprenditoriale della nuova proprietà. Gozzi però non aveva mostrato interesse per il laminatoio di Nave della ex Stefana neanche quando, a settembre dello scorso anno, con il bando di gara ad offerta libera avrebbe potuto aggiudicarselo con una cifra poco più che simbolica, ma entra nella partita solo dopo che il Ministero dello Sviluppo economico, dando seguito all’impegno assunto con sindacati e amministratori locali, aveva convocato Federacciai ponendo il tema della promozione e del sostegno del processo di rilancio del sistema siderurgico bresciano. La domanda sulla percentuale di convinzione e di opportunità nella svolta di Duferco è dunque aperta. Solo se la prima risulterà maggiore della seconda a Nave si costruirà un ponte tra passato e futuro industriale.