Stabat mater
Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa. L’immagine di Maria ai piedi della croce non è poi così diversa da quella di una madre di un soldato in guerra o di un ostaggio: sia esso un ucraino, un russo, un israeliano, un palestinese, un siriano o un sudsudanese... Non fa differenza... I sentimenti, al di là dei giudizi politici, sono i medesimi. Non è poi così diversa da una qualsiasi madre attonita e impaurita in una stanza di un obitorio al capezzale del figlio. Non è poi così diversa da una madre di un detenuto in attesa di una risposta. Non è poi così diversa dalla madre di una vittima delle dipendenze.
La nostra storia, che non può tacere la croce, non si ferma alla croce. Va oltre. E la pietra srotolata al sepolcro ce lo dice da più di 2000 anni. Anche se spesso facciamo fatica a credere che possa succedere. Abbiamo però sete di speranza, altrimenti sarebbe tutta un’enorme fregatura. Se i giudei attendevano i prodigi miracolosi e i greci puntavano sulla sapienza, i cristiani si ritrovano con un Crocifisso tra le mani. Non è solo il segno universale del dolore, ma è qualcosa di più: Gesù è il modello di chi ha dato la propria vita per gli altri. È morto e risorto per noi. Ancora oggi in molti luoghi del mondo i cristiani sono perseguitati in ragione della loro appartenenza religiosa, pagano la loro capacità di andare controcorrente. Sono tanti i testimoni del nostro tempo. Pensiamo ai martiri.
Domenica 24, nel giorno in cui si fa memoria dell’assassinio di Oscar Romero, a Quinzano d’Oglio è stata tratteggiata, nel 40° della morte, la figura di don Giuseppe Corsini, ucciso nel 1984 in Brasile. Abbiamo da poco fatto memoria anche del 30° dall’omicidio, per mano della camorra, di don Peppe Diana. Rappresentano quel seme che muore per dare frutto. In “L’avventura di un povero cristiano”, Ignazio Silone scrive: “Se il cristianesimo viene spogliato delle sue cosiddette assurdità per renderlo gradito al mondo e adatto all’esercizio del potere, cosa ne rimane? La ragionevolezza, il buon senso, le virtù naturali esistevano già prima di Cristo e si trovano anche ora presso molti non cristiani. Che cosa ci ha portato Cristo in più? Appunto alcune apparenti assurdità. Ci ha detto: amate la povertà, amate gli umiliati e gli offesi, amate i vostri nemici, non preoccupatevi del potere, della carriera, degli onori, delle cose effimere, indegne di anime immortali”.