Sport: vogliamo vincere
La sconfitta può essere più feconda ed educativa della vittoria
“Vogliamo vincere queste due partite per poi andare al Mondiale e vincere anche il mondiale”. Sono le ultime parole famose del mister Mancini pronunciate qualche ora prima della gara contro la Macedonia. Avendo perso la partita, la nazionale italiana non parteciperà al torneo mondiale che si terrà in Qatar a fine anno. Eppure Mancini insiste dicendo: “Si va avanti, voglio vincere un mondiale!” Il che potrebbe avvenire soltanto tra altri 4 anni. Tutti vogliono vincere; e gli sportivi un po’ di più. Una regola dello sport è proprio quella di sancire il vincitore tra più partecipanti ad una competizione. Nessuno gioca per perdere. Eventualmente, per chi indossa calzoncini e scarpe da ginnastica, si può parlare di passione nel fare attività fisica; di mantenere il corpo attraverso la pratica motoria; o di cercare piacere e benessere corporeo soprattutto per consiglio del medico.
Tutto questo è cosa buona. Ma lo sport va oltre. Esige sempre un vincitore e un perdente. Non importano le qualità morali dell’atleta o la simpatia che emana; neppure si valuta la quantità di allenamento effettuato o le conseguenze nefaste in caso di sconfitta. Chi vince ha sempre ragione, dicono i bene informati. Le tifoserie hanno forgiato una serie di slogan che cantano su tutti i campi italiani, sia nel calcio, come nel basket o pallavolo… Vinci per noi: si canta a Brescia. Segna per noi, vogliamo vincere: si canta a Cesena. Noi vogliamo vincere, siamo la curva sud: a Napoli. Così anche a Torino, Palermo, Bari…
Nessuno vuole perdere. Eppure, dovremmo considerare quanto la sconfitta possa essere più feconda ed educativa della vittoria. Riconoscere che si è imperfetti, imparare ad accettare il fatto che non sempre si può primeggiare e non sempre si può vincere insegna ad accettarsi per quello che si è realmente. E prelude a sforzarci di crescere con nuovo impegno. Il termine greco che indicava l’esercizio fisico aesthesis, in italiano è diventato ascesi, un termine che comunemente è utilizzato per indicare l’esercizio spirituale, l’esercizio quotidiano del monaco che deve lottare contro le tentazioni e controllare i propri impulsi per tendere alla santità. Volendo, dopo una sconfitta, l’ascesi è la via privilegiata per condurre ad una nuova vittoria. Ma questo, purtroppo, importa soltanto agli educatori. Per i dirigenti, i giocatori e tifosi soltanto la vittoria conta. E la gioia dei festeggiamenti e degli sfotto agli avversari non hai uguali. Anche questa è un modo per non vincere!