Sport. Perché non insieme?
Le più diverse e sorprendenti storie di vita hanno accompagnato le Paralimpiadi appena concluse. Non sono mancate le domande...
Le più diverse e sorprendenti storie di vita hanno accompagnato le
Paralimpiadi appena concluse. Non sono mancate le domande. Dove, questi atleti,
hanno trovato tanta energia non solo muscolare? Come l’hanno fatta crescere?
Molte risposte sono arrivate proprio da loro che sui campi di gara davano prova
di dignità umana. Poi la domanda si è spostata sulle nuove tecnologie, sulla
loro capacità di consentire a una persona disabile di correre, nuotare,
saltare, tirare di scherma…
Limiti ritenuti fino a ieri invalicabili sono stati superati e non si può che essere lieti di questi risultati e di altri che già sono stati annunciati. È spuntata, in questa riflessione, la domanda sul tema del limite e in particolare sul tema del suo superamento che, se male inteso, può portare all’illusione che tutti i limiti cadranno e il superuomo vincerà sempre e comunque. A dire il vero sono stati proprio gli atleti delle Paralimpiadi a mettere le cose a posto, rivelandosi maestri in umanità. Un’altra domanda riguarda la separazione così netta tra questi giochi e quelli olimpici. Scrive al riguardo l’opinionista Gianluca Nicoletti: “Varrebbe la pena di immaginare un’olimpiade futura in cui non esista più una prima parte in cui gareggiano i normodotati e una seconda dedicata agli atleti disabili”. Come non condividere una “immaginazione” che ripropone un passo avanti nella riflessione sull’uomo e un passo avanti nella riflessione sul ruolo delle nuove tecnologie per la promozione della dignità umana? Immancabilmente il pensiero corre agli atleti delle Olimpiadi applauditi per le medaglie conquistate ma non di meno per lo spettacolo di umanità che hanno offerto al mondo.