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di RAFFAELLA FALCO 19 giu 2024 15:29

Spiritualità: impegno e preghiera

Quando ti imbatti in un progetto che viene da Dio, non ti puoi sbagliare. Anche le donne e gli uomini di Dio li riconosci all'istante. Se poi sono chiamati a compiere grandi opere insieme per Suo conto, sicuramente saranno scintille. Siamo a New York nel 1933; l'opera di Dio è il Catholic Worker, il primo movimento sindacale e culturale cattolico, tuttora esistente; la donna e l'uomo di Dio sono Dorothy Day (1897-1980) e Peter Maurin, una miscela esplosiva, una di quelle trovate che solo Dio sa architettare: lei, cittadina, convertita al cattolicesimo da adulta, lui, origine agreste, pensatore cattolico di animo francescano. È Dio a farli incontrare, dopo un ultimatum che Dorothy dà a Dio al termine di cinque lunghi anni di "lunga solitudine". L’8 dicembre del ’32, dopo aver partecipato a una manifestazione, Dorothy entra in una chiesa e prega, “una preghiera speciale con lacrime e angoscia, perché trovassi il modo di usare i miei talenti per i miei compagni di lavoro e per i poveri”. Ha un solo insopprimibile desiderio: fondare un giornale che promuova la giustizia sociale, guarda caso lo stesso desiderio di Peter. Il giorno successivo i due si incontrano e su questa identità di intenti fondano la loro collaborazione.

Per il resto, sono in disaccordo su quasi tutto, tranne il prezzo del giornale, un penny, che, in loro memoria, continua ad essere il costo attuale della testata. Dorothy Day, figura complessa, dalla vita attraversata da intense luci e inquietanti ombre, è stata giornalista, scrittrice, attivista politica, anarchica, amica di socialisti e comunisti, pacifista, carcerata più volte, ragazza madre, convertita e da qualcuno definita santa. È stata riconosciuta Serva di Dio, anche se lei si schermiva: “Non chiamatemi santa. Non voglio essere allontanata così facilmente”. Eppure è nella chiesa cattolica che trova la sua casa, il luogo ideale in cui vivere in pienezza l'amore per Dio e per i poveri, i miseri, gli emarginati, per i quali fonda case di accoglienza e con i quali condivide tutto, anche la povertà. Una donna che sa conciliare impegno sociale e preghiera, senza farsi sconti, non può che essere sostenuta da un rapporto forte con il Signore, che la riempie di gioia, nonostante il peccato, grande come può essere l’aborto, e la rinuncia all'amore della vita per coerenza con le richieste della chiesa: “I miei detrattori non possono dire che sia stata la paura della solitudine e del dolore che mi hanno fatta rivolgere a Lui. È stato in quei pochi anni in cui ero sola e strafelice che l’ho trovato. Finalmente l’ho trovato attraverso la gioia e il ringraziamento, non attraverso il dolore”.

RAFFAELLA FALCO 19 giu 2024 15:29