150 salmi per l'estate
Se quest'estate volessimo pregare, prendiamo un salmo
Quando, come in questi mesi, non è Natale o Pasqua, né Quaresima o Avvento, e anche il Tempo Ordinario esce dalla sua routine colorandosi di lunghe ore di luce, di spazi aperti, di mare, di monti e di cieli stellati in cui viaggiare e riposare, anche la liturgia, con il suo silenzio e il suo ritmo rallentato, ci accompagna in vacanza. L’estate è un tempo prezioso per far sì che il corpo e la mente fermino la loro corsa e aspettino di essere raggiunti dal cuore.
Corpo, mente e cuore, che si ritrovano, si riconoscono e si parlano, sono lo spazio in cui può nascere la preghiera. Ho fatto per la prima volta questa esperienza quando ero bambina, la custodisco con cura nella memoria e non perdo l’occasione di riviverla. Nei mesi estivi il nostro parroco accompagnava una cinquantina di bambine sui monti e, dopo averci fatto scarpinare per ore, tirava fuori dallo zaino quei consunti libretti pieni di fotografie fatte di parole. Erano proprio così quelle pagine.
Leggevamo parole e davanti ai nostri occhi si stagliavano immagini e simboli: fiumi che battevano le mani, montagne che esultavano, ali sotto cui rifugiarci, neve che scendeva come lana, brina come polvere, la nostra vita che si formava nella pancia della mamma e un Dio che ci amava da morire. Allora non sapevo che quelle preghiere erano i salmi, non sapevo che erano Parola di Dio, non mi chiedevo perché fossero così belli, anche se difficili da capire. Semplicemente li gustavo. Adesso so che i salmi sono poesia e l’esperienza mi dice che vanno letti con gli occhi dei bambini, di quelle cinquanta bambine che pregavano con tanta naturalezza. Non occorre impegnarsi a concettualizzare immagini come la “mano di Dio” o “Signore, tu sei il mio pastore”. Basta, invece, tuffarsi nella loro forza evocativa.
Lo possono fare tutti, dal bambino all’anziano. Se quest’estate in riva al mare, sul lago, tra i monti o sul balcone di casa, volessimo pregare, prendiamo un salmo. Li troviamo nella Bibbia. Sono 150 e possiamo scegliere. Attraverso una o più immagini, il salmista mi porrà davanti un’esperienza di gioia o di dolore, di debolezza o di paura, di buio o di fede, facendomene intuire il significato e il mistero che il simbolo sfiora soltanto. Il poeta semita è un pittore che stende sulla tela del testo le emozioni che ha nell’animo. Ecco perché dovrò usare l’immaginazione e la sensibilità per pregare con un salmo: dalle parole mi solleverò alla contemplazione delle cose di Dio e da qui tornerò all’apprezzamento misurato ed esatto delle cose della terra, della cultura, della storia e della vita… con il corpo, la mente e il cuore.