Spes contra spem
Giorgio La Pira ricorreva al motto “Spes contra spem”, mutuato dal “Sperare contro ogni speranza” di San Paolo, (cf. Rm 4, 18), per giustificare il suo ostinato impegno per la pace. Una piccola frase che oggi non guasterebbe nemmeno per sottolineare la tenacia e l’impegno di quelle realtà (sempre meno?) che credono realmente che la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro siano un traguardo possibile.
Poche ore prima che si consumasse l’ennesima tragedia sul lavoro nella centrale idroelettrica di Suviana nell’Appennino bolognese (con il suo pesante carico di morti e di feriti) la Cisl di Brescia, con il suo segretario generale Alberto Pluda e Paolo Reboni della segreteria provinciale, ha presentato i dati di una indagine realizzata nel Bresciano sui temi della sicurezza che nei mesi scorsi ha coinvolto oltre 1.000 lavoratori del settore pubblico e privato. I risultati, purtroppo, non sono incoraggianti e confermano la scarsa conoscenza dei lavoratori sui concetti di base legati al tema della salute e della sicurezza: 1 su 2 non sa cosa sia il “rischio”, 4 su 10 non conoscono la nozione di “pericolo”, il 16% non conosce la funzione dell’applicazione delle “norme sulla salute e sicurezza e via di questo passo. Il 40% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di non aver eseguito programmi di addestramento su salute e sicurezza, il 14% di non aver frequentato corsi di formazione e aggiornamento, con dati che raggiungono il 25% tra gli intervistati impiegati nei cantieri.
A pagare il prezzo più alto di questo deficit sono, secondo l’osservatorio Cisl, le imprese di piccole e piccolissime dimensioni che notoriamente sono anche l’asse portante del sistema produttivo bresciano… Insomma, il tema della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro sembra una barca che fa acqua da tutte le parti e in cui per una falla tappata se ne aprono sempre di nuove. Di fronte ai dati presentati senza alcun tentativo di “indorare la pillola”, è stato naturale chiedere alla Cisl se quella per la sicurezza nei posti di lavoro non sia una battaglia persa, come sembrano confermare anche i dati in continuo aumento sul fronte delle morti e degli incidenti che collocano Brescia al non certo invidiabile primo posto tra le province lombarde.
“No – hanno replicato a una sola voce Pluda e Raboni – perché quella per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è una battaglia culturale e di civiltà, che chiede impegno e dedizione per essere combattuta con successo e che non ha bisogno di azioni isolate e improvvisate per raggiungere i suoi obiettivi”. Per questo Pluda e Reboni hanno auspicato la ripresa dell’accordo firmato il 31 gennaio dello scorso anno dalle 13 organizzazioni datoriali presenti nel Bresciano e dalle altre sigle sindacali per azioni concrete nel campo della sicurezza dei luoghi di lavoro (accordo per altro caduto nel dimenticatoio) e una massiccia campagna di sensibilizzazione che coinvolga in prima battuta chi, per conto della Cisl, è ogni giorno nelle aziende bresciane a parlare di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, “perché – hanno ricordato – le leggi non bastano, serve l’impegno costante e condiviso, già a partire dagli anni della formazione scolastica, per una vera e propria cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
E in un tempo in cui morti e infortuni drammaticamente si susseguono a un ritmo troppo vertiginoso davanti a tanta determinazione non può non tornare alla mente quel “Spes contra spem” che mosse La Pira nel suo impegno per la pace… Con la speranza che la buona battaglia che la Cisl Brescia sta combattendo abbia esiti migliori di quella dello storico sindaco di Firenze per un mondo liberato dalle guerre.