Spagna: l'eutanasia, una brutta notizia
La risposta dei vescovi spagnoli – all’approvazione che depenalizza e regola in Spagna l’accesso all’eutanasia – non si è fatta attendere: “Una brutta notizia: per evitare la sofferenza si causa la morte”, questo il commento di mons. Luis Argüello Garcia, vescovo ausiliare di Valladolid. Ancora una volta assistiamo a uno scontro tra posizioni diverse e contrapposte: tra chi vede la scelta eutanasica come un trionfo della libertà individuale e quindi un progresso e, invece, chi ritiene questa prassi una negazione delle verità sulla vita umana e della sua sacralità, quindi una sconfitta. Entrare oggi nelle questioni bioetiche è sempre più problematico: l’individualismo, l’idea di libertà che molti hanno, e una concezione sempre più soggettiva di coscienza morale, hanno favorito un relativismo etico rispetto al quale sembra quasi impossibile proporre qualcosa che vada in senso opposto senza ricevere l’accusa di fautori di un pensiero superato e incapace di cogliere le esigenze della qualità della vita.
Di fronte a questa scelta eutanasica, che riteniamo una deriva antropologica, dobbiamo recuperare una visione “oggettiva” del concetto di persona umana e favorire risposte capaci di vicinanza e di cura per chi vive l’esperienza drammatica della terminalità e del dolore acuto molto spesso insopportabile ricordando che: “Inguaribile non significa incurabile”. Quale orientamento? È sempre più necessario uscire dalle secche di una continua ideologizzazione dei temi circa la vita umana e la sua dignità. Va recuperato il concetto di coscienza morale formata dalla verità sull’uomo. Bisogna sentire la necessità di un ancoraggio al Magistero della Chiesa sulla vita umana. Come affermava S. Giovanni Paolo II, sulla pratica dell’eutanasia, in Evangelium Vitae: “In conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina, fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale (N. 65). Serve rinnovare con più efficacia l’impegno in favore di una cultura della vita accompagnata dalla preghiera al Signore della vita.
È urgente favorire il più possibile l’accesso alle cure palliative che: “hanno come obiettivo quello di alleviare le sofferenze nella fase finale della malattia e di assicurare al tempo stesso al paziente un adeguato accompagnamento umano dignitoso, migliorandone – per quanto possibile – la qualità di vita e il benessere complessivo. L’esperienza insegna che l’applicazione delle cure palliative diminuisce drasticamente il numero di persone che richiedono l’eutanasia” (Cfr. Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Samaritanus Bonus N. 4). Bisogna opporsi come ci chiede papa Francesco alla dilagante cultura dello scarto: “In realtà, una società merita la qualifica di civile se sviluppa gli anticorpi contro la cultura dello scarto; se riconosce il valore intangibile della vita umana; se la solidarietà è fattivamente praticata e salvaguardata come fondamento della convivenza” (Alla Plenaria della Congregazione della Dottrina della Fede 30.01.20). L’uomo, in qualunque condizione fisica o psichica si trovi, mantiene la sua dignità originaria di essere creato a immagine di Dio. La testimonianza cristiana mostra come la speranza sia sempre possibile anche all’interno della cultura dello scarto. La Chiesa, facendo proprio l’insegnamento del Buon Samaritano, obbedisce al comandamento connesso al dono della vita: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana!”.