Società. L’umanità di Elisa
“Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita, e quindi anche questo talento, a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco. Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto”
“Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita, e quindi anche questo talento, a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco. Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto”. Sono righe tratte dalla lettera con la quale Elisa Mele, 21 anni, si congeda dal Brescia Calcio Femminile. C’è un lungo elenco di splendidi risultati a confermarlo e ad annunciare una grande carriera sportiva. Di lei hanno parlato e scritto molti media. Elisa Mele, che ha iniziato a tirare calci al pallone in oratorio, parte per il Mozambico, andrà in missione per un breve periodo di tempo con altri suoi coetanei amici perché “donando si riceve e sono sicura che riceverò moltissimo”. Da questa ragazza una scossa alla coscienza di quanti, non solo i giocatori, hanno trasformato il calcio in un mercato con cifre da capogiro. C’è qualcuno, in questo caso “qualcuna”, che si ribella.
È una giovane che lancia la sfida a se stessa prima che ad altri e decide di cambiare direzione alla propria vita. In questi stessi giorni i media hanno parlato, scritto e trasmesso immagini di Gabriele Grunewald, 30 anni, mezzofondista statunitense. Nel 2009 ha scoperto di avere un cancro. “La malattia – dice – mi ha rallentato. Molto. Ma non mi ha fermato. Non so se è resistenza o pazzia, non me lo chiedo. Corro. E ho perso tutte le scuse per non provaci”. Ha corso la sera del 22 giugno ai campionati americani di Sacramento. È arrivata ultima, tra applausi scroscianti. Non accade mai che l’ultimo sia il più applaudito. Questa giovane donna ha trasformato l’essere all’ultimo posto nella corsa nell’essere al primo posto nella lotta contro il male, nella volontà e nel coraggio di vivere. C’è anche “un lui” nella sua storia. È l’uomo che l’ha sposata e al quale aveva detto: “Non puoi stare con me, è una storia triste. Finirà male”. Lui è rimasto e continua a rimanere al suo fianco. Con loro cammina, anzi corre, la speranza. A quali traguardi stanno puntando Elisa Mele e Gabriele Grunevald? Sono traguardi diversi, sono prove diverse ma si può tentare di comprenderli leggendo la frase con la quale la calciatrice ha concluso la lettera: “Intraprendere un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi”. Tracce di una splendida umanità lungo i sentieri dei media.