Società: continuità e partecipazione
Sono 260 le scuole dell’infanzia paritarie non-profit del Bresciano, che svolgono un fondamentale servizio pubblico a favore di quasi 22mila bambine e bambini e delle loro famiglie; di queste, più di 140 operano nelle Comunità da oltre un secolo
Sono 260 le scuole dell’infanzia paritarie non-profit del Bresciano, che svolgono un fondamentale servizio pubblico a favore di quasi 22mila bambine e bambini e delle loro famiglie; di queste, più di 140 operano nelle Comunità da oltre un secolo. Come noto, uno dei fenomeni che ha caratterizzato gli ultimi decenni è stato quello che ha visto l’avvicendarsi di personale laico, che ha via via sostituito la presenza delle suore, garantendo, peraltro, una qualità “alta” di questo servizio. In alcuni casi, addirittura, le Congregazioni religiose – per motivi legati alla scarsità di vocazioni e all’avanzare dell’età delle suore – hanno dovuto, a malincuore, lasciare anche la gestione della scuola, come sta avvenendo, per esempio, a Rudiano, dove le Ancelle della Carità erano presenti da oltre 130 anni e, con questo anno scolastico, concluderanno la loro esperienza alla guida della scuola materna.
Come Fism provinciale, abbiamo sempre seguito e continuiamo a seguire con attenzione e ad accompagnare questi processi: se da una parte ci uniamo ai ringraziamenti di tutta la Comunità alle suore per questa presenza e per questo amorevole servizio, dall’altra vogliamo provare a cogliere da questa trasformazione una opportunità. Due sono le parole chiave di questo processo: continuità e partecipazione. Continuità non solo del servizio, ma dei valori di riferimento (oserei dire del “carisma”), del progetto educativo, della presenza di personale laico formato e appassionato.
Partecipazione attiva della Comunità, che generosamente e gratuitamente – attraverso dei volontari e attraverso il coinvolgimento dei genitori e delle famiglie – si mette a servizio dei più piccoli e matura la consapevolezza del suo fondamentale e insostituibile ruolo di “Comunità educante”, perché, come ci ricordava alcuni anni fa papa Francesco, citando un proverbio africano, in occasione dell’incontro nazionale con il mondo della scuola italiana: “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”. Più in generale, allargando il quadro, tenuto conto anche della complessità in cui operano oggi le “nostre” scuole dell’infanzia paritarie, non si può che riaffermare la necessità di rimanere ben saldi nei valori di riferimento e, al contempo, di immaginare forme nuove di coinvolgimento e di partecipazione. Questa è la strada per confermare quanto ha affermato l’Ocse: la scuola dell’infanzia del nostro Paese continua ad essere parametro di eccellenza e modello a livello internazionale.