Binario contro la povertà
Al centro c’è sempre la vita concreta delle persone
Uno su 10 non ce la fa: i poveri assoluti in Italia arrivano a circa 5,6 milioni di persone, ossia quasi un dieci per cento della popolazione italiana. I dati sarebbero stati ancor peggiori se, in questi mesi, il Governo non fosse intervenuto con una serie di misure a frenare un’ulteriore caduta in povertà. Ricordiamo a questo proposito la Cassa integrazione straordinaria, i bonus a sostegno dei lavoratori autonomi, il blocco dei licenziamenti, il Reddito di emergenza e il (già in vigore) Reddito di cittadinanza. Senza queste misure, secondo un calcolo effettuato da alcuni docenti dell’Alleanza contro la povertà, i milioni di poveri assoluti in più sarebbero stati almeno tre. Queste misure sono state indotte dalla pandemia, e dunque saranno presto ritirate. Sullo sblocco dei licenziamenti si sta pensando a qualche forma di transizione che ammorbidisca la dura realtà di lavoratori che resteranno senza lavoro; il Reddito di emergenza non ci sarà più e il RdC è al centro di molte polemiche.
Si apre dunque una fase in cui bisognerà essere particolarmente attenti, se si intende tutelare le fasce sociali più indifese. Occorrerà una duplice strategia che per un verso continui a “coprire” chi è in condizioni di fragilità e per un altro provi a far ripartire le condizioni per produrre posti di lavoro e reddito. Sul lato del primo binario, quello delle politiche passive, servirà metter mano al RdC, un RdC 2.0 adeguato all’attuale condizione, che non è più quella del 2019 quando venne varato (sembra un’altra epoca, la pandemia è davvero uno spartiacque). Occorrerà “assorbire” il Reddito di emergenza e intervenire sulle storiche aree di fragilità, tra cui gli stranieri (immorale e pericolosa l’attuale disposizione a loro riguardo) e le famiglie. In questo senso il recente varo dell’Assegno unico universale aiuterà. Sul lato del secondo binario, quello delle politiche attive, occorrerà far ripartire le condizioni per formare i lavoratori e creare lavoro. La politica, in questi anni, ha sempre preso dall’alto il problema del lavoro, dalla riduzione del numero di disoccupati attraverso incentivi fiscali. Oggi il Governo si pone un obiettivo più ambizioso, andando alla radice, con progetti per ricostruire le condizioni per fare impresa e creare lavoro: la “rivoluzione blu” – ossia la digitalizzazione e le nuove tecnologie –, la “rivoluzione verde” – ossia gli investimenti in infrastrutture – e le politiche per il lavoro e gli interventi per la coesione territoriale. Entrambi i binari, passivo e attivo, sono necessari e andranno vegliati con la necessaria cura, perché al centro c’è la vita concreta delle persone.